Roma, Teatro Lo Spazio (via Locri 42/44 – Metro A San Giovanni), dal 31 al 2 aprile 2016
Quei momenti in cui siamo costretti a fare i conti con i nostri fantasmi, tenuti nascosti più o meno inconsciamente, fino al momento in cui un episodio ce li mette di fronte, nudi e crudi, imponendo la caduta delle maschere, delle difese adottate a protezioni soffocanti. Può accadere nel buio di una notte, o quando ci sentiamo soli con tutte le nostre povertà. In Occupato, andato in scena per soli tre giorni al Teatro Lo Spazio dal 31 marzo al 2 aprile, quel momento è stato immaginato in un luogo intimo quale lo spazio angusto di un bagno. Di due bagni attigui, con due donne in attesa del proprio turno per una visita ginecologica. Tutto concorre ad una intrusione, sia fisica che psicologica ed il timore della prima è l’elemento scatenante di ciò che il testo di Ludovica Bei affronta e analizza con la forza e il ritmo di un toboga. Due monologhi che si sfiorano, si rilanciano l’un l’altro senza mai venire in contatto, se non con un’attento uso delle parole, montagne russe di parole, ora vorticose nelle discese, ora lente nelle salite, preludio dell’ennesimo precipitare. Con un sapiente uso dell’ironia, si svelano pian piano le rispettive problematiche, le sovrastrutture pesantissime e condizionanti (patrimonio universale), a cui i due personaggi, interpretati deliziosamente dalla stessa Bei e da Maria Gorini, hanno reagito in modo differente, dando vita a personalità apparentemente distanti. L’una ipocondriaca e insicura, senza autostima, preda delle altrui volontà, sempre pronta a sentirsi in colpa. L’altra algida, calcolatrice, regista di successo, eleganza e perfezione che nascondono verità indicibili. Entrambe vittime del proprio vissuto, che il testo svelerà con una prepotenza registica (di Chiara Spoletini) dal ritmo vorticoso, che non lascia respiro, fino al momento del finale, illuminante, bello, chiaro, perentorio.
Girovagare per teatri off, lo dico da sempre, riserva tante sorprese. Occupato è una di queste, che ha il merito di affrontare tematiche quanto mai attuali come l’abbandono, il rifiuto, la violenza e le conseguenti psicosi e nevrosi, coniugando con maestrìa l’ironia latente in tutta la messa in scena con le rapide virate verso il drammatico, tutto talmente veloce che, se qualcosa sfugge all’attenzione dello spettatore, rimane poi dentro a reclamare il giusto riconoscimento. Chapeau.
Paolo Leone
“Occupato”, di Ludovica Bei. Con Ludovica Bei e Maria Gorini. Regia di Chiara Spoletini. Musiche di Priscilla Bei.