Dal 6 al 24 aprile 2016 al Teatro Brancaccio di Roma
C’era una volta… O forse no. La favola della principessa Raperonzolo, in scena al Brancaccio di Roma fino al 24 Aprile, diventa quanto mai più attuale e reale grazie alla grande morale che vuole darci: guardare con il cuore e non con gli occhi per riuscire a vedere davvero.
Una splendida LORELLA CUCCARINI interpreta il ruolo di strega cattiva Goethel (in inglese “go-to-hell” cioè “va’ all’inferno”), cantando melodie infernali con la sua caratteristica voce che ha fatto storia e che ancora si fa riconoscere, accompagnata da un cast altrettanto preparato di performer selezionati tra ballerini, acrobati, cantanti e attori. Effetti speciali, scenografie complesse e imponenti con quadri in movimento e pannelli dipinti di bosco e cupi, quasi a riflettere l’animo nero dell’antagonista, aiutano ancora di più l’immersione in un mondo irreale e fantastico. L’effetto cartoon è poi garantito in un incessante sovrapporsi di personaggi-disegni che si animano come i due fiori parlanti “Rosa e Spina” che con vocine stridule e con fare saccente, come già iconizzate in altri topos letterari – Alice nel paese delle meraviglie ne è un esempio – calzano perfettamente il loro ruolo di consiglieri della principessa, ingenua per cliché in ogni fiaba.
La trama rispetto alla versione originale del fratelli Grimm cambia un po’. Goethel infatti è la sorella della regina, madre di Raperonzolo – e non una strega qualunque – che dopo essere stata cacciata dal regno, diventa acerrima nemica del suo stesso sangue. Non potendo regnare ed essendo sempre stata invidiosa della sorella, più bella, più in salute, decide di approfittarsi di un momento di debolezza di quest’ultima per portarle via ciò che desidera di più. Infatti, la regina, ammalatasi, non riesce a generare un erede che tanto vorrebbe, tanto da portare il consorte, a sua insaputa, a contrattare con la fattucchiera che ha poteri magici ed è la sola che possa aiutarla. Ed ecco qui il patto col male: Goethel salverà sua sorella donandole il suo fiore magico Raperonzolo che le permetterà di star bene e di avere un figlio, anzi, una figlia. Costei, però, una volta nata, sarà sua per sempre, e non potrà più stare con i suoi genitori naturali. Si tratteggia quindi la storia più vecchia del mondo, ovvero l’eterna lotta tra male e bene, e l’ambizione ossessiva di una donna che brama l’eterna giovinezza, tanto da costringere la nipote a vivere per diciotto lunghi anni rinchiusa in una torre e tanto da usare i suoi capelli lunghi miracolosi come fonte di vitalità e ringiovanimento, dono prodigioso e curativo di Rapunzel. La vanità è il peccato più frivolo della protagonista negativa e si contrappone alla bontà pura e innocente di Raperonzolo, che riuscirà, insieme al suo amato Phill, che il destino le recapiterà direttamente nella sua prigione dorata, a rompere la reclusione forzata, a far riaffiorare i sentimenti della zia e a ricongiungersi alla sua famiglia. Anche il cuore freddo e rancoroso della matrigna/zia riuscirà a scaldarsi grazie all’amore e alla caparbietà della protagonista bianca.
Importante è anche il rapporto “madre”-figlia, morboso e insano, di iper protezione, egoismo e repressione dell’una a discapito dell’altra, piena di vita e con la voglia di scoprire il mondo che caratterizza tanto gli adolescenti. “La mia vita è lei” canta la Cuccarini nelle vesti della figura chiave di tutto lo spettacolo, attorno alla quale insieme agli altri protagonisti citati, si susseguono altri personaggi che cantano, ballano e descrivono ancora di più l’atmosfera fiabesca e suggestiva del musical, a tratti in modo divertente, a tratti in modo serio per dare spazio a riflessioni, come la figura animalesca di un soldato che parla una lingua incomprensibile a quasi tutti, tranne a chi davvero sa ascoltare. Un sogno ad occhi aperti per bambini che resteranno incantati dal magico mondo delle favole e per adulti che vogliono assistere a uno spettacolo dinamico con musiche rock originali, che insegna il valore del tempo e il saper apprezzare il dono della vita.
Flavia Severin