Teatro Troisi di Napoli, dal 9 all’11 aprile 2016
Finalmente Napoli e i napoletani si sono riappropriati, di qualcosa che è loro (nostro) per diritto e per natura: la città partenopea, oltre ad essere stata la patria di numerosi e valenti artisti, può avere infatti il merito di essere stata la culla di un genere teatrale che si configura totalmente con la città, la sceneggiata. Un genere che strizza l’occhio alla più nobile operetta e che vede nell’alternarsi tra la prosa e il canto uno degli elementi-cardine, insieme alle tematiche di stampo prettamente popolare ma intrinseche di finalità sociali. Dopo un periodo di splendore grazie al “Re” Mario Merola, la sceneggiata ha vissuto un periodo di assenza dai nostri palcoscenici ed è andata incontro ad una critica denigratoria e diffamatoria che la considerava alla stregua di un genere “volgare” e non degno di importanza. Ma c’è chi per fortuna, ha voluto (in realtà lo fa già da un po’) ridare alla sceneggiata il posto che merita all’interno del circuito teatrale e culturale soprattutto (non dimentichiamo a tal proposito l’opera di Pasquale Scialò sul genere) riportandola all’epoca degli “anni ruggenti”: l’erede di Mario Merola, Antonio Ottaiano, si è posto questo obiettivo da diverso tempo e ieri sera (fino a lunedì 11) ha scelto il Teatro Troisi di Napoli come luogo-simbolo per portare in scena “E’ figlie so’ piezzee’ core”, sceneggiata scritta da Enzo Vitale sulla base dell’omonima canzone di Libero Bovio.
Mario, per liberarsi di un figlio non voluto e avuto da una giovane e ingenua ragazza, incarica l’autista di famiglia Gaetano di far scomparire il neonato facendolo sembrare un rapimento a patto che questi gli indichi il luogo e il nome della persona alla quale lo ha affidato. In realtà invece il bambino viene abbandonato sulla scale di una chiesa e trovato da Vittorio (interpretato dallo stesso Ottaiano) un povero posteggiatore che cresce il bambino come figlio suo per dieci anni. Quando però la famiglia di origine riesce a ritrovarlo e Vittorio deve separarsi dal bambino, il protagonista viene gettato in un profondo dolore eimmensa inquietudine: la sofferenza lacerante culmina nella canzone finale carica di drammaticità e tragicità.
Anche stavolta Antonio Ottaiano si riconferma a pieno titolo padrone della scena e della voce, dando spessore a questo personaggio figlio di una Napoli povera di mezzi ma ricca nell’animo. Con lui in scena, tra gli altri, due artisti che hanno fatto la storia di questo Genere: Maria Del Monte, nel ruolo comico che ha caratterizzato in maniera impeccabile donando al pubblico quei giusti attimi di ilarità che servivano a stemperare la drammaticità circostante, e Antonio Buonomo, eccezionale e intenso nel ruolo di Gaetano, pentito e dilaniato nell’animo per il gesto commesso. Si è distinto inoltre anche Ernesto Martucci, partner della Del Monte, che ha dedicato la sua intera vita artistica alla sceneggiata, componente fisso della Compagnia di Merola. Un plauso a tutti gli altri attori, tutti di degni di nota: Mario Aterrano, Patrizia Masiello, Massimo Salvetti, Thayla Orefice, Ciro Meglio, Luigi Orefice, Gianni Martino e Ornella Varchetta.
La regia è firmata Velia Magno, navigata regista del panorama teatrale partenopeo, che ha creduto da subito in questo progetto ridisegnando il testo con l’inserimento di un fil rouge, un narratore, che altro non era che il bambino cresciuto cheguardava sé stesso e la sua storia in un racconto che ha emozionato molto il pubblico. A questo personaggio ha dato corpo ma soprattutto voce il bravo e dotato Jack Otto.
Sala gremita che ha ben apprezzato la messa in scena e che si è emozionata sulle note della canzone finale arrangiata magistralmente dall’Orchestra Fiscale.
Francesco Pace
Tre atti e tre quadri di Enzo Vitale ispirati alla lirica del 1930 di Bovio-Albano
con
Maria Del Monte Antonio Buonomo Mario Aterrano
Jack Otto
Ernesto Martucci Patrizia Masiello Massimo Salvetti Thalia Orefice Ciro Meglio
Luigi Orefice Gianni Martino Ornella Varchetta
All’incontro insieme con il protagonista Antonio Ottaiano, saranno presenti, oltre al direttore artistico del teatro Diego Sanchez, tutti gli attori della Compagnia