Teatro Verdi, Monte San Savino (AR). Giovedì 21 aprile 2016
Dopo aver recensito il riuscito film a cartoni omonimo nel gennaio scorso (l’articolo in questione è contenuto nel nostro “vecchio” sito; per chi fosse interessato, questo è il link: Corriere dello Spettacolo: “IL PICCOLO PRINCIPE”, OVVERO: ALLA SCOPERTA DELL’INFANZIA PERDUTA. Di Francesco Vignaroli), torno volentieri a parlare de Il Piccolo Principe, cioè di una piccola-grande storia commovente e profonda, adatta a bambini e adulti di ogni latitudine ed epoca e per nulla sbiadita nonostante i suoi settanta e più anni d’età (il libro è del 1943). Stavolta il capolavoro di Antoine de Saint-Exupery torna in veste teatrale ne Il Piccolo Principe e l’aviatore, la nuova produzione di Officine della Cultura, progetto che vede impegnata con la sua prima regia teatrale l’attrice Amanda Sandrelli. Si tratta di un allestimento originale che coniuga narrazione, musica e immagini, dando nuova linfa alla storia pur rispettandone fedelmente i contenuti. Ad accompagnare sul palco il narratore/aviatore, interpretato con enfasi sognante da Samuele Boncompagni (anche autore della drammaturgia), c’è una piccola orchestra che, con composizioni strumentali originali, commenta i passi salienti della storia, raccontandone direttamente altri attraverso alcune canzoni, scritte e cantate da Stefano Ferri; in aggiunta a ciò, alle spalle di narratore e musicisti c’è uno schermo in cui sono proiettate le illustrazioni sul Piccolo Principe realizzate dal grafico e illustratore Alvalenti.
La fusione di tre diversi ambiti artistici funziona, e rende lo spettacolo gradevole e vario; in più, l’adattamento teatrale di Boncompagni, che mescola il racconto con la vera storia dell’autore (intervallate alla narrazione, si ascoltano le comunicazioni radio dell’aeronautica francese sugli aggiornamenti in merito all’incidente aereo di Saint-Exupery), ci riporta opportunamente alla genesi del Piccolo Principe, che è di matrice fortemente autobiografica. Saint-Exupery, infatti, era un aviatore di professione, ed ha avuto realmente un incidente aereo nel Sahara, risalente agli anni trenta; l’episodio in questione gli ha fornito lo spunto per l’incontro tra l’aviatore e il Piccolo Principe. Quest’ultimo, poi, non è altri che l’io-bambino, mai del tutto scomparso, dell’autore, proveniente dal pianeta dell’infanzia, chiamato B 612 soltanto per soddisfare la perenne “fame di cifre” degli adulti…
Per Amanda Sandrelli un esordio alla regia senz’altro positivo, ma il merito va condiviso con tutte le altre persone coinvolte nel progetto: quando si affronta con intelligenza, sensibilità e rispetto una storia al tempo stesso così semplice e importante come questa, il successo è garantito. Da appassionato de Il Piccolo Principe, posso affermare che il progetto è convincente e pienamente riuscito. Detto questo, detto tutto.
Permettetemi un piccolo spunto personale in chiusura: una strana coincidenza ha voluto che assistessi a questo spettacolo a neanche due ore di distanza dalla notizia della scomparsa di un altro grande Piccolo Principe, la cui musica mi ha regalato (e mi regalerà ancora) emozioni indescrivibili…
Francesco Vignaroli