Eccoci con il primo appuntamento che ci porta riscoprire a distanza di qualche mese alcuni atleti italiani vincitori di medaglie alle scorse Olimpiadi di Rio. Iniziamo con una giocatrice del Setterosa, Roberta Bianconi, che quest’anno ha ottenuto l’argento con la Nazionale di pallanuoto, una bella soddisfazione, anche visto che le italiane si sono arrese soltanto alle quasi imbattibili statunitensi.
Ciao Roberta, tu sei una delle protagoniste della vittoria della medaglia d’argento da parte del Setterosa alle ultime Olimpiadi. Vi siete piegate solo alle strafavorite americane. Che cosa è successo alla fine della finale? È stata una delusione per voi non aver vinto la medaglia d’oro, oppure questo risultato è stato sentito fin da subito come eccezionale?
Purtroppo è successo che loro sono state perfette e giustamente ha vinto il migliore… erano sul serio la squadra da battere. Dall’anno scorso a Kazan fino a Rio sono cresciute ulteriormente sia individualmente che come collettivo.
È normale che non fa mai piacere perdere, e soprattutto chiudere un torneo giocato alla pari con tutte, con una sconfitta, ma comunque per noi è stata lo stesso una vittoria, visto che prima di partire non avremmo mai pensato di arrivare fino a lì. Sapevamo di aver lavorato bene nell’ultimo anno e di essere migliorate ancora, ma l’Olimpiade è un evento a sé e non si sa mai cosa può accadere, bisogna solo pensare a giocare e a dare il massimo!
Prima delle Olimpiadi che cosa ti aspettavi? Pensavi al podio?
Mi ricollego a quello che ho detto poco fa. Prima di partire non si sa mai cosa aspettarsi, io sono partita con i migliori propositi, pensando sempre al podio, ma soprattutto con la consapevolezza che potevamo fare qualcosa di bello.
Prima della finale contro gli Stati Uniti invece? Che cosa vi siete dette con le compagne? Ci speravate nella vittoria oppure siete entrate in vasca un po’ intimorite?
Prima di ogni partita ci parlavamo e prima della finale olimpica la prima cosa che ci siamo dette era di goderci quel momento, perché sarebbe stato unico, perché non sono molte le occasioni per provare emozioni simili; la seconda cosa è stata quella di provarci, di non darci subito per sconfitte e di mettere tutte le energie che ci erano rimaste! All’inizio ci abbiamo creduto, poi però le cose sono andate diversamente, loro non si sono fatte trovare impreparate.
A parte la finale, raccontami un po’ dell’atmosfera di Rio… Ti è piaciuta totalmente o ci sono state anche delle note negative?
Non so se perché mi sono divertita tantissimo o se fosse realmente bella, ma a me è piaciuta moltissimo, a partire dalla vita nel villaggio, dove incontri sportivi di tutti i generi, di tutte le età… poterli vedere allenarsi e vedere come ognuno ha le sue abitudini (mi sono sentita quasi catapultata in un grandissimo parco dei divertimenti con mille attrazioni), fino al viverti i momenti delle partite dove riuscivi pure a goderti il calorosissimo tifo brasiliano! Sono proprio felice di aver potuto vivere un’esperienza simile!
Parlami di un qualcosa di particolare che ti è successo durante quel periodo e che ti è rimasto impresso…
Sono successe un sacco di cose, ma quella che mi è rimasta più impressa e che mi ha fatto anche divertire particolarmente è stata quando io e le mie compagne speravamo sempre di incontrare atleti o allenatori di qualsiasi nazionalità che avessero vinto una medaglia olimpica o in questa o nella passata edizione.
Quindi appena ci si avvicinava o incontravamo qualcuno cercavamo o di parlarci o di fare una foto o di toccarli per rubargli in pizzico della loro energia positiva. È iniziato come casualità, ma con l’andare del tempo vedevamo che funzionava ed è quasi diventato un rito… questa cosa mi ha fatta divertire da morire!
Visto che siamo un giornale di cultura, ti chiedo che cosa fa Roberta quando non si allena o gioca… legge? Va a teatro? Ascolta musica?
Prima leggevo molto, ma nell’ultimo anno ho perso un po’ la costanza e spero di riprendere; una cosa invece che non mi annoio mai di fare è andare al cinema o comunque guardare film, purtroppo negli ultimi anni essendo in Grecia non sono potuta andare spesso, ma appena ne ho l’occasione vado di corsa!
E adesso? Dove è appesa la tua medaglia? La dedichi a qualcuno in particolare?
La medaglia adesso è a casa, la tengo in camera insieme alle altre.
Non dico che è ovvio ma quasi, una dedica va a mamma Adriana, a papà Renato, a mio fratello Gabriele e al mio fidanzato Mattia, che ognuno in modi differenti mi hanno supportata, appoggiata in qualsiasi decisione prendessi e sostenuta nei momenti di difficoltà; mi sono stati molto vicini e li ringrazio con tutto il cuore. L’altra dedica va a me stessa, perché ho lavorato tanto per raggiungere questo sogno e nonostante i sacrifici e alcuni momenti difficili ho sempre creduto che un giorno ci sarei riuscita e non ho mollato!
Progetti per il futuro? Ci speri un’Olimpiade in Italia in futuro?
Progetti futuri… adesso riparto per la mia terza stagione in Grecia con l’Olympiacos con cui vorrei riscattare il 4 posto in Coppa dell’anno scorso!
Per quanto riguarda l’Olimpiade, beh, sì, da atleta sarebbe bellissimo portarla giocare in casa, è il sogno di ogni atleta!
Stefano Duranti Poccetti