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“Come ne venimmo fuori”: Sabina Guzzanti spiega il nostro Secolo di Merda

Data:

Teatro Dehon di Bologna, 29 e 30 ottobre 2016

Al Teatro Dehon di Bologna il 29 e 30 Ottobre Sabina Guzzanti è andata in scena con “Come ne venimmo fuori”, per la regia di Giorgio Gallone. In un giorno imprecisato di un anno sconosciuto di un lontano futuro una donna in nero e saltellante tiene un congresso, un discorso storico sul “Secolo di Merda”, quel lasso di tempo che va dal 1990 al 2041. È proprio la distanza temporale a permetterle  il dovuto distacco necessario ad una analisi imparziale: questa infatti parla dell’oggi con il tono di una documentarista del 2100. Il “Merdoevo”- come lo chiama lei-  ha lasciato solo testimonianze virtuali di video di gattini, è il tempo della telefonia-dipendenza, della frenesia ansiogena mista alla coca, delle frasi di Osho alle cinque del mattino e delle citazioni inflazionate, dell’ostentazione di un pensiero che non c’è, dell’asservimento  dal “VVVebb”, della smania spasmodica di volersi sentire importanti, è il tempo dei presidi manager in cui l’essere umano non conta nulla e dove l’ opinione non è  un punto di vista ma un copia incolla di idee altrui raffazzonate. Il Secolo di Merda è il secolo dell’ansia, di Facebook e Whatsapp, sono gli anni della dittatura dell’ideologia in cui il Bene finanzia il Male che finge di combattere.

L’intero spettacolo poggia sull’intervallarsi di comizi storici e di “tu per tu” con il pubblico, in cui la Guzzanti dipinge il Novecento con maestria e concisione dal primo conflitto mondiale ad oggi, con continui riferimenti al neoliberismo e alle leggi di mercato imperanti, giostrando analisi “Itagliane” a quelle di respiro più europeo e transcontinentale. La satira politica poi fa nomi e cognomi e non bada a colori politici, attaccando senza distinzioni Benigni, Berlusconi, Giorgia Meloni, “Renzi-Runzi” e Maria de Filippi. Sabina Guzzanti si dimostra geniale nel  trattare uno scenario orwelliano con leggerezza, tentando di allontanare ogni negatività “merdoliana” con il mantra del “Callah Callah”, stacchetto vivace e salvifico che apre e chiude le due ore di “one woman show”.

La scenografia è minima, solo un fondale chiaro e qualche leggio decorativo sul palco, dal momento che l’attrice, da mattatrice, non legge mai e non si lascia andare a cali di tensione. Spesso si proiettano giochi di ombre – delle pitture rupestri stilizzate, lo stivale dell’Italia capovolta-  e l’intera vicenda è intervallata dalle note di un piano che danno ritmo al racconto a seconda della piega che prende.

“Come ne venimmo fuori ”ha un testo brillante, è uno spettacolo coinvolgente e costantemente interrotto da risate, davanti al quale il pubblico è costretto a restare attento e partecipe per cogliere ogni minima sfumatura, ogni attacco piccante e mai scontato. Questo discorso celebrativo dissacrante spiega come il ritorno all’umanità, la creatività,l’audacia, la compassione e una gran botta di … fortuna siano serviti ai merdolani per lasciarsi il passato alle spalle una volta per tutte.

Chiara Cataldo

Regia: Giorgio Gallone
Musiche: Paolo Silvestri
Scenografia: Guido Fiorato

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