Si dice che porta la gonna
Che mangia capretti di qualità
Sorseggia Martini e Blue Curaçao
Madonna che smalto, wow
È la canzoncina dedicata a Zeus proprio all’inizio del testo teatrale “Odissea A/R” di Emma Dante, del quale fin da queste prime parole possiamo assaporare lo spirito squisitamente ironico al quale si assiste durante l’intera pièce, dove i proci sono marcati da un forte accento siciliano e dove libidinose ancelle sono sensualmente attirate dai pretendenti. A/R sta per “Andata” e “Ritorno”, riferimenti evidentemente al viaggio di Ulisse, che nel finale potrà approdare nell’amata Itaca. Non c’è niente di diverso dal punto di vista della trama rispetto alla vicenda omerica, anche se questa versione, come già accennato, è molto più informale e divertente, anche se non mancano quei momenti più intimi e profondi, legati per esempio all’amore che Calipso nutre per Odisseo, alla sua tristezza di doverlo farlo partire verso la Terra dei Padri sotto costrizione degli dei. Alla fine, qui, come nell’ “Odissea” classica, il protagonista farà trionfante il suo ritorno, riconosciuto dal cane Argo e il figlio Telemaco e dopo avere sbaragliato i proci potrà riporsi finalmente sul letto da lui stesso costruito insieme all’amata Penelope, che lo accoglie in modo sardonico e distaccato, quasi come non le piacesse più a causa della vecchiaia.
La scrittura della Dante è fluida, dinamica e fresca e unisce bene l’italiano corrente al dialetto siciliano per rendere queste pagine ancora più appetibili, tratteggiando in modo macchiettistico i personaggi, donando loro un convincente spessore comico.
Si tratta del settimo volume della collana “Fuoriscena” pubblicato dalla Glifo Edizioni di Palermo, un oggetto realizzato con carta di qualità e che a livello grafico si presenta in modo splendido e sicuramente moderno, con una piacevole copertina in verde vivo e con all’interno immagini a colori che raffigurano scene della rappresentazione. Esso è arricchito dalla prefazione di Anna Barsotti e di altri due brevi scritti, uno dell’Autrice stessa, l’altro di Sara Calvario. In più nel finale c’è una sorpresa: una sezione dedicata alle ricette di cucina dell’antica Grecia… proprio così, perché la cucina non è un elemento da sottovalutare, perché “Il cibo nell’Odissea non è mai un punto d’arrivo, bensì un momento di passaggio; tramite il cibo ci si conosce tra stranieri, si prepara una partenza, si festeggia un ritorno, si riconoscono i luoghi e le culture.”
Allora, per concludere, leggetevi questo bel testo, magari andandolo anche a vedere a teatro con la regia della stessa Autrice, infine seguite queste indicazioni e cucinatevi un Sanguinaccio Itacese o un Kebab dei Feaci.
Stefano Duranti Poccetti