Roma, Teatro Piccolo Eliseo, dall’8 al 19 marzo 2017
E’ un quadro doloroso quello che appare sul palscoscenico del Piccolo Eliseo fino al 19 marzo prossimo. Scannasurice, testo che nel 1982 portò alla ribalta il nome dell’autore Enzo Moscato, ora è a Roma per la regia di Carlo Cerciello ed è interpretato da una delle nostre migliori attrici, Imma Villa. Quadro doloroso che, dall’inquietante scena di Roberto Crea (lo scheletro di cemento di un palazzo, nicchie che diverranno loculi), prende vita grazie ad un’interpretazione straordinaria, con cui il personaggio di Scannasurice ci trascina in una dimensione quasi onirica, magica. Un femminiello, un essere ibrido, quasi un elfo shakespeariano, che sembra uscito dalle viscere della terra, martoriata dal terremoto e dagli stessi umani, per raccontarci storie di uomini e topi, di leggende e credenze popolari con un ritmo vertiginoso.
Rabbia, tenerezza, inquietudine, mistero, Imma Villa è un fiume in piena dalle mille sembianze. Solo nel finale il personaggio rivelerà la sua fragilità, il suo bisogno d’amore, ma non ce n’è in giro e davanti alla desolazione e demolizione materiale, morale e sentimentale, alla diffusa solitudine, il povero Scannasurice getta le armi dell’ironia e si consegna all’oblio. Lo spettacolo è indubbiamente affascinante, ricco di significati e sfumature che, per mia sfortuna, non sono riuscito a cogliere pienamente per la difficoltà di comprensione di un dialetto strettissimo. Pur abbandonandosi alla musicalità del testo e della sua bella interpretazione, è un peccato non comprendere tanta, troppa parte dello stesso. Una pièce che, con un sorriso amaro, e con poetica tragicità, ci precipita in una discesa infernale di un popolo “senza bandiera”, eterna corsa di topi verso un destino ineluttabile. Poche sono le vie di fuga verso la luce e quasi mai percorse e allora l’ultimissima scena, con un sapiente gioco di luci, si trasforma in un luogo lugubre e, forse, definitivamente in pace. Silenziosa, eterna pace.
Paolo Leone