Al Teatro Manzoni di Roma fino al19 marzo 2017
L’uomo domina il mondo animale per due elementi tipicamente suoi che gli consentono di realizzarsi in pieno senza utilizzare al massimo la ragione con cui apprende la verità, giudica ed intuisce il valore ed il senso delle varie situazioni, operando le scelte più opportune per lui; dall’altra v’è il cuore con cui palpita e s’emoziona, sente il bisogno di dare luce e calore individuale od universale alla sua esistenza con un proprio partner o con una missione religiosa laicamente volontaria, al servizio dei più deboli e poveri del terzo mondo. La realtà ineluttabile socio-psicologica di tale considerazione offerta come efficace riprova dal testo selezionato dal maestro del registro drammaturgico e della messa in scena Carlo Alighiero per il cartellone della presente stagione al Manzoni, ovvero il capolavoro del russo A. Arbuzov: “Un battello per Liepaja” riadattato con il titolo “Un amore”, che vede naturalmente protagonisti i solo due soggetti, quasi fosse un regalo vitale di Carlo Alighiero per la sua dolce ed affettuosa Elena.I due si conobbero nell’accademia d’arte drammatica S. D’Amico e sentono subito d’avere affinità elettive e spirituali, donandosi reciprocamente il cuore e la vita. Qui invece i luoghi tradizionali sono lo splendido golfo di Riga in Lettonia dove nel 1908 si incontrarono il chirurgo Rodion Nicolaievich e l’artista lidia Vasilevna, nonché la casa di cura dove ella è ricoverata. Qui i due non sono su un piede di parità come i due pittori nell’accademia, ma il medico è burberamente ed in maniera secca e sbrigativa il primario del nosocomio che,da principio si scontra con l’asprezza risoluta dell’anziana circense, ma poi a poco la tenerezza e l’affabilità di Lidia, il suo preparare gustosi pranzetti con i dolci canditi da lui piacevolmente gustati, vincono la dura corazza del poco curato professionista.Insieme si recano ad un concerto in chiesa, poi parlano a cuore aperto sulla panchina, prendono un caffè con dei pasticcini,di cui lui è goloso,sul lungomare ed infine vanno all’isola di Lepaja. Si stanno vicendevolmente studiando e svelando,l’uno diventa la terapia per curare le ferite dell’altro. Lui è vedovo di una collega morta nella seconda guerra mondiale al fronte e con la figlia sposata ed in Giappone, che non viene mai a trovarlo, costituendo la sua grande pena come quella d’altrettanti genitori separati dai loro eredi; lei invece era artista di giochi di prestigio e con cani con un compagno di tendone,tuttavia poi il numero era fallito e lui l’aveva abbandonata per un’altra. Dunque divorziata e venutole a mancare il figlio, s’era dovuta accontentare di fare la cassiera per vivere. Perciò sono entrambi profondamente tristi come i vecchi rimasti soli,per cui in loro deflagra lentamente la passione e l’entusiasmo per la vita, la gioia per la seconda opportunità d’amorosa corresponsione, che sembra schiudersi nella Dacia in cui Rodion l’ha invitata per farla cantare liberamente nella natura, che tanto l’affascina oltre allo sfoggiare abiti molto eleganti. Lei tornerà a Mosca nel suo mondo con la valigia pronta o resterà lì? Questo logicamente resta a voi scoprirlo. I due protagonisti fanno a gara in bravura e polifonia di toni,sono dei veri “mattatori del palcoscenico”, però la regia di Alighiero ha adottato altre due carte Jolli per arricchire lo spettacolo. La prima è la collaborazione dell’ambrosiana Anja Sesia che suona la chitarra e canta stupendamente come Casacioch e kalinka su cui Alighiero esegue pure inaspettatamente passi di danza dopo aver ballato un lento abbracciato alla sua Elena. La seconda trovata preziosa del regista è stata l’aver reso la commedia multimediale con il proiettare sul fondale della scena il meglio di Riga con le vie principali, le insegne luminose dei bar, i palazzi imponenti e suggestivi, il golfo con il tramonto del sole,servendosi del video realizzato da Andrea Carpiceci con la scenografia di ARMANDO Mancini. Lo spettacolo è i programmazione al Manzoni di Roma fino a domenica 19 c. m.
Susanna Donatelli