Venezia Mestre, Teatro Toniolo, 2 marzo 2017
Letto il titolo, visto il nome che lo accompagna, penso a uno spettacolo sulla Duse o sulla Callas, titolari indiscusse dell’appellativo “divina”. Mi ravvedo quando, scorrendo oltre, scopro trattarsi di un liberissimo adattamento della Commedia dantesca. Ricordi dal liceo affiorano alla mente. Dell’Inferno analizzammo cinque canti, nulla più, e curioso sarei di sapere quanti adolescenti la studiano oggi. Nel 2017 c’è invece chi ancora coraggiosamente attinge al patrimonio letterario italiano per farne occasione di spettacolo. Non è impresa facile riuscire a ridere con tale materiale, ma la storia messa su da Alessandro Fullin è spassosissima, sulla scia delle parodie del compianto Paolo Poli e numeri cantati dall’appeal contemporaneo. Papa Ratzinger comunica l’inesistenza del Purgatorio. Dante torna nell’Oltretomba, costretto a riscrivere tutto. Più difficile di quanto previsto ora che l’amore per Beatrice s’è rivolto ad altri lidi! Accompagnato da Virgilio tra angeli e demoni, bolge infernali e sfere astrali, Dante-Fullin incontra Paolo Malatesta, Farinata degli Uberti e altri celebri dannati, tra siparietti danzati sulle note degli Abba, Lola Montès e altre icone gay.
Fullin rilegge in chiave camp l’immortale poema, infarcendolo di citazioni d’ogni sorta, dimostrando di essere uomo di cultura raffinata. La regia punta su una frivola dinamicità che non dà tregua allo spettatore, ricca com’è di freddure, battute folgoranti e comici aforismi, spesso gettati al pubblico con quell’ironica lapidarietà che contraddistingue Fullin. Le coreografie di Sergio Cavallaro sono davvero ben eseguite dai ballerini, all’interno della scenografia minimale fatta di quattro zanne ricurve, una sfera e cubi bianchi per sedersi. In questo continuo cortocircuito, Fullin dà voce, con quell’inconfondibile tono che lo contraddistingue, a quella comune cultura omosessuale che va da Liz Taylor a Carolyn Carson, dagli Abba alla Fletcher, senza risparmiare velate malizie e pungenti ironie. I costumi di Monica Cafiero fanno uscire i personaggi dalle illustrazioni di un’edizione liberty, semplici in quelle tuniche bianche con grafismi neri che sanno di teatro dannunziano d’antan. Sebbene sia arduo resistere al protagonismo del comico di Zelig, si distinguono gli attori della compagnia Nuove Forme Simone Faraon, Virgilio d’impertinente bravura e Tiziana Catalano, Beatrice sconsolata che si rifarà ben presto coll’altrettanto sconsolato Paolo, Paolo Mazzini.
Teatro affollato, risate a profusione e consensi calorosi per tutti.
Luca Benvenuti