Moderni epigoni della nostra un tempo gloriosa drammaturgia, oggi ignorata dalle istituzioni, ci ritroviamo per il secondo anno consecutivo, nel delizioso spazio della memoria vivente dello scenografo Luciano Damiani: il Teatro Di Documenti, al Testaccio. La nostra giurata Anna Ceravolo fa glì onori di casa, introducendo Ombretta De Biase, fondatrice di questo premio, fra i più prestigiosi della penisola, nato ben dodici anni orsono e dedicato ad Alessandro Fersen, fra i massimi innovatori del teatro europeo del novecento. Chi sia stato e sia per sempre Fersen per il teatro che facciamo e promuoviamo è tema del mio svelto intervento. Poi la parola passa a Liliana Paganini del CeNDIC, Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea, che interviene a nome dì Maria Letizia Compatangelo, autrice e presidente dell’ormai nota Associazione che si prodiga da alcuni anni nel dare credito, credibilità e riconoscimenti alla nostra drammaturgia. Giungono dunque al club della qualità i nomi di tre sorelle neo cechoviane: le vincitrici, che si presentano da sole. Loro, al contrario delle russe del Dottor Cechov, a Mosca a Mosca sono andate e ci tornano spesso: sono teatranti frequentatrici del mainstream anche grazie a Il Premio Fersen, che di questo fa la sua missione, combattendo ìl conservatorismo illiberale dei cartelloni routinier. Ecco dunque alla ribalta Luana Rondinelli, che si produce in una strepitosa lettura del suo multimonologo “A testa sutta”. Segue il generoso speech di Luciana Luppi, il cui “Retroscena alla corte del re” è recitato da due attori. Brìllante come sempre il Cannavacciuolo che racconta Krupp a Capri secondo “La vita segreta del re deì cannoni” di Elisabetta Fiorito, attesa a giorni con ìl suo romanzo a chiave (teatrale) “Carciofi alla giudìa” (Mondadori). Infine il brindisi con fìnger food a teatro. Tornati a Milano, io e Ombretta lavoriamo alla prossima edizione del Premio. Arrivederci, Roma!
“Anima Mundi”, la drammaturgia delle donne,VIII ed. , Teatro F. Parenti, Milano, 5 marzo 2017
con la collaborazione del G.A.M.(Gruppo Attori Milanesi): Angelica Cacciapaglia, Domitilla Colombo, Karin De Ponti, Silvia Gorla, Alberto Grasso, Marco Mainini, Rossella Parco, Andrea Villaraggia
Il focus dell’evento di questa ottava edizione, dal titolo Parliamo d’Amore, è stato incentrato sull’Amore inteso come quella multiforme attitudine femminile di dare e darsi aldilà del tornaconto personale, fino alla sublimazione trascendente per diventare ‘Dio’, come accade nel capolavoro medievale intitolato ‘Lo specchio delle anime semplici’, scritto dalla teologa Margherita Porete.
Dopo una mia breve introduzione, la serata è iniziata con la lettura scenica della drammatica e avvincente pièce intitolata: La monaca portoghese di Maricla Boggio, giunta da Roma per l’occasione. Nel dramma, l’Autrice racconta al numeroso pubblico in sala di aver preso spunto dall’episodio storico delle struggenti lettere d’amore che una monaca portoghese del XVII secolo, Mariana Alcoforado, avrebbe scritto ad un ufficiale francese che l’aveva sedotta e abbandonata, al fine di raccontare come l’amore delle donne sia in grado di andare oltre l’oggetto in sé per diventare un sentimento, al contempo inclusivo ed espansivo, superando, come con un colpo d’ala: recriminazioni, odi e desideri di vendetta. Infatti nel dramma vediamo Mariana, chiusa nella cella del convento, descrivere tutto l’inferno emotivo scatenato dall’amore verso il cavaliere francese che non le risponde e quando le risponde, la tratta freddamente. Intanto, monache, vecchie nutrici, prostitute, messaggeri, streghe… visitano la sua cella e la sua mente finché in lei comincia a prendere coscienza il valore intrinseco del suo amore mentre il ricordo dell’uomo sfuma in una ritrovata consapevolezza di sé. In scena il personaggio di Mariana, con i suoi diversi stati d’animo, è stato interpretato con sensibilità e perizia da: Domitilla Colombo, Karen De Ponti e Silvia Gorla, mentre Rossella Parco, Marco Mainini e Andrea Villaraggia hanno ben interpretato gli altri personaggi.
In seguito è stata letta la pièce Lo specchio che ho tratto, alcuni anni fa, dal capolavoro spirituale medievale intitolato ‘Lo specchio delle anime semplici’ di Margherita Porete, che mi aveva emozionato al punto di decidere di divulgarlo, entro i miei limiti, riportando i punti salienti e più accessibili al grande pubblico del complesso libro originale, tradotto, solo nel 1950, dalla studiosa italiana Romana Guarnieri, ma questa è un’altra incredibile storia. Nella pièce dialogano quindi in modo ironico e conflittuale i tre principali personaggi: Sire Amore, cioè Dio, dama Ragione, cioè la morale convenzionale che rende gli esseri umani: bestie, pecore e servi e, infine, Anima, l’autrice stessa, che, dopo un durissimo e solitario percorso spirituale, si è annichilata in Amore-Dio e ora, con il suo libro, vuole indicare agli ‘smarriti’ il cammino per arrivare a Dio-Amore e fondersi in Lui. Efficaci interpreti della seconda lettura sono stati: Domitilla Colombo (La beghina), Karen De Ponti (Anima), Silvia Gorla (Dama Ragione), Rossella Parco (L’angelo), Marco Mainini (Dio-Amore) e Andrea Villaraggia (L’Inquisitore). Grazie alla citata Romana Guarnieri, oggi sappiamo che il libro fu considerato eretico e infine la sua autrice bruciata sul rogo a Parigi, nel 1310, come eretica relapsa, cioè non pentita, per aver rifiutato di rinnegarlo.
Concludono l’intensa serata due brevi atti unici La risposta di Laura Modini in cui l’autrice rievoca l’amore per i libri e la cultura della monaca del XVII secolo, Juana Ramirez, con Donatella Massara e la stessa Modini e Simone e Sara di Donatella Massara in cui l’autrice descrive l’incontro-scontro di due donne sul tema dell’ abbandono, della gelosia e della rinascita, con Raffaella Gallerati, la stessa Massara e Laura Modini. Al termine dell’intensa serata il pubblico ha applaudito a lungo le Autrici e gli attori del GAM che hanno interpretato i diversi e impegnativi ruoli con professionalità e partecipazione.
FabrIzio Sebastian Caleffi