Al Teatro Argentina di Roma fino al 23 aprile 2017
Da un palpitante anelito sentimentale il regista Argentino Claudio Tolcachir ha realizzato un ottimo lavoro d’interno borghese basato sui momenti più toccanti della propria infanzia a contatto con quella che avrebbe segnato la sua esistenza e quella del fratello. A rammentarli con immutato, tenero amore è appunto la donna che aveva donato loro tutta sé stessa e che aveva fatto di ciò lo scopo della sua vita, rimanendo poi affranta quando poi non avevano più necessitato della sue cure essendosi formata una propria famiglia. Proiettata in quest’ottica risalta ancor meglio la drammatica vicenda di Walter, che porta a casa sua, com’era successo a Tolcachir, la vecchia Emilia incontrata per caso e verso cui avverte un debito di riconoscenza, essendo stata quasi una mamma sostituta e confidente dei suoi segreti adolescenziali. Egli si trova nella dimora, che sta allestendo con tutti gli scatoloni sulla scena, schiacciato psicologicamente tra due femmine, Emilia e Carolina, simbolo rispettivamente del passato e del presente presentandole e tentando metaforicamente di congiungere le due metà di un puzzle. Da loro, lui che è rimasto fondamentalmente un fanciullo nelle sue reazioni ed esternazioni, desidera quell’eros che nelle sue varie pulsioni, è il tema dominante della pièce, come lungo atto unico psichicamente tragico. Insieme alla crisi di coppia moderna,nella passione classica dell’intreccio. Questo sentimento viene vissuto dai personaggi in modalità diverse: se Walter prova desiderio e voglia di possesso per Carolina, ringraziamento per Emilia e questa a sua volta, sacrificio e totale abbandono per il suo ragazzo ormai uomo in carriera, Carolina percepisce sensi di colpa per il suo primo marito Gabriel che ha abbandonato in quanto inetto disoccupato ed il loro frutto Leo, il piacere per il suono dello xilofono. I fantasmi, le disillusioni e le turbe del passato, come le liti della prima coppia Carolina e Gabriel, l’incontinenza urinaria di Walter ed i suoi giocattoli infantili con gli animali non tarderanno a ricomparire all’orizzonte; inutile sarà il tentativo di rimuoverli come di cacciare Gabriel che arriva quasi fosse un novello Mattia Pascal, a rivendicare Carolina, la bella ed imperturbabile nelle sue algide convinzioni e prese di posizione dure,nella comunicativa Pia Lanciotti. La nuova magione di Walter diventerà un ring per una totale resa dei conti, lacerante con profonde lesioni e traumi, scontro verbale a tre con il sopraggiunto tipo incarnato da Paolo Mazzarelli ed abbraccio mortale alla fine in un degenerante crescendo paranoico alla “Enrico IV”. Le porte si chiuderanno e Walter diventerà un prigioniero di sé stesso con la sua devota e servizievole “tata”, la straordinaria Giulia Lazzarini, che non l’abbandonerà nel dolore da espiare. Completano il cast Sergio Romano quale redivivo e pretendente incrollabile dei suoi diritti; Josafat Vagni unica anima pura della cupa tragedia al chiuso della scena claustrofobica di Paola Castrignanò. Si replica fino al 23/04, tranne la parentesi di Pasqua.
Susanna Donatelli