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Il ballo popolare nella musica di Sparagna

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Al”Auditorium della Musica di Roma

Per il consueto appuntamento di fine giugno nella Cavea dell’Auditorium Parco della  Musica con l’orchestra del maestro A. Sparagna abituato a riscoprire e valorizzare i suoni e le tradizioni più genuine del nostro Paese, s’è reso omaggio alla forza interiore ed al coraggio dei cittadini abbattuti moralmente e rovinati dal terremoto che ha devastato il centro Italia tra fine agosto ed ottobre, hanno trascorso una felice serata applauditi e rincuorati dalla solidarietà e dalla stima affettuosa della gente. A divertire inizialmente il pubblico hanno provveduto le pupazze di cartone o “fantasme”, animate dall’interno con spirito goliardico, mentre poi l’arguto fisarmonicista Sparagna ha ricordato che in quelle terre umbro-laziali S. Francesco creò il primo presepe vivente a Greccio nel XII secolo con una forte spiritualità, messa ora a dura prova e tenuta accesa dalla fervida carità ed indomita intraprendenza, continua presenza di sostegno,del pastore diocesano reatino mons. Domenico Pompili neovescovo. Da lì l’energia ed il dinamismo tipico del “saltarello” del gruppo “matru” di Amatrice, con frenetico movimento tersicoreo sul palco,cui è seguito il canto religioso introdotto da S. Francesco, ovvero la “lauda”degli stornellatori di Cittàreale ed il suono a pieni polmoni della ciaramella, dopo aver sentito la banda di Accumoli che non ha ancora le casette promesse rispetto almeno ad un quinto di quelle di Amatrice, incentivate dal sindaco Sergio Pirozzi. Quindi, come dal generale copione dello schematico e consolidato piano progettuale, è entrato il coro diretto da Annarita Colaianni, che ha eseguito perfettamente un”leit motiv”dell’antropologo sabino cirese tratto dalla sua raccolta folkloristica espressiva di quelle zone, mentre poi il poeta patrizio Trappetti e l’ugola d’oro di Eleonora Bordonaro hanno vivamente interpretato una rielaborazione zoologica di Sparagna dallo stesso Trappetti ed una lirica satirica contro la corruzione del drammaturgo partenopeo Raffaele Viviani. Sul palco c’è stata infine la novità tersicorea della ”spallata”con la fronte dei due ballerini a contatto, con le coreografie riviste e dirette dalla brava Francesca Trenta. La Pordonaro non poteva che esibirsi melanconicamente nel pezzo amaro:”Amara terra mia”,ed infatti manco a farlo apposta,gli ospiti rientrati a notte fonda non hanno riposato tranquillamente,perché li aspettava un’altra scossa di 3,5 gradi.” La nottata non deve proprio passare”si potrebbe parodiare.

Susanna Donatelli

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