Trieste – Teatro Lirico Giuseppe Verdi – 14 luglio 2017
Il programma della serata prevedeva l’esecuzione del Sogno di una notte di mezza estate (Ein Sommernachtstraum) op.61 di Felix Mendelssohn-Bartholdy al Castello di San Giusto, riprendendo con il sostegno del Comune la tradizione che aveva visto il Teatro Verdi di Trieste scegliere questo luogo suggestivo come propria sede per l’attività estiva. Le condizioni metereologiche (la presenza di un vento forte) hanno portato alla molto opportuna decisione di spostare l’evento nella sala grande del Teatro dando così la possibilità al pubblico di apprezzare con tranquillità la bella esecuzione diretta con mano elegante e precisa dal M° Francesca Tosi.
L’Orchestra ed il Coro femminile, assieme a Rinako Hara (Soprano I) e Momoko Nashitani (Soprano II) hanno ben seguito il suo gesto, dotato di grazia e decisione nell’interpretare le leggere ed incantevoli pagine, scritte per essere eseguite come musiche di scena per l’omonima commedia di William Shakespeare.
Committente dell’opera, eseguita per la prima volta nel 1843 nel Neuer Palais Theater del Sanssouci-Schloss di Postdam, fu Federico Guglielmo IV di Prussia che aveva affidato la regia a Ludwig Tieck, esperto autore assieme a August Wilhelm Schlegel di numerose traduzioni in tedesco delle opere del Bardo.
Per Massimo Mila, “il fantastico del romanticismo tendeva a sfociare” in Mendelssohn “nella magica irrealtà del regno delle fate, dei folletti, delle féeries danzate leggermente nei raggi lunari”, qui ben evidente a partire dalla prima parte dell’Ouverture, scritta molti anni prima ed utilizzata come base tematica da cui trarre l’intera composizione.
Il concerto del 14 luglio è stato ulteriormente arricchito dall’intelligente collaborazione con il Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, che ha permesso la presenza sul palcoscenico di tre attori della Compagnia Stabile impegnati con successo nel ruolo di Voci recitanti: Francesco Migliaccio (Oberon, re delle fate), Ester Galazzi (Titania, sua sposa) e Adriano Braidotti (Puck, il folletto al servizio di Oberon), ora versatili narratori, ora interpreti brillanti e convincenti nei rispettivi ruoli.
Grazie alla sapiente integrazione tra parti tratte dall’opera originale ed estratti di brani narrativi scritti da Mary e Charles Lamb, è stato possibile cogliere appieno, assieme al carattere cristallino della “musica incantatrice” di Mendelssohn (contemporaneo dei fratelli Lamb) la leggerezza fiabesca e sentimentale, ma al contempo puntuale e profonda del testo di Shakespeare che, tra le infinite suggestioni di cui fu abilissimo creatore, aveva qui narrato ben prima di Calderon, Schopenhauer o Freud, il labile confine tra realtà e sogno, fra il mondo terreno e quello fantastico, proposto qui come un gioco lieve avvenuto in una limpida notte estiva.
Ogni contrasto o dramma apparentemente senza soluzione si scioglie con grazia e delicatezza apollinea e ognuno alla fine accetta, proprio come avviene nei sogni, un ruolo che si modifica in corso d’opera senza destare quasi mai sorpresa alcuna, confondendo magicamente sentimenti autentici e illusori per giungere alla fine alla ricomposizione, forse, delle coppie più adatte ad una lunga e felice convivenza.
Resta, alla fine, la dolce malinconia provocata negli ascoltatori da Puck che nell’epilogo, sulle note conclusive di Mendelssohn, ci suggerisce la possibilità di aver vissuto un delicato e magico sogno collettivo di mezza estate.
Paola Pini