Trieste, Fondazione Lirica Giuseppe Verdi, 22 e 23 settembre 2017
Magia, bellezza, grazia e potenza generate dalla riflessione di diversi autori sulla Morte sono le cifre che, mescolandosi, hanno dominato il Secondo Concerto della Stagione Sinfonica proposta a Trieste dal Teatro Lirico Giuseppe Verdi.
Artefice e protagonista di un’interpretazione di spessore e profondità rare è stato il Maestro Pedro Halffter Caro, ritornato a Trieste dopo aver diretto con grandissimo successo il Terzo Concerto del 2016 e, in seguito, Die Zauberflöte di W. A. Mozart.
Due elementi inconsueti sono apparsi nel corso della serata: la direzione senza bacchetta, che ha donato ad un gesto già molto chiaro, sobrio ed elegante ulteriore pregnanza e la presentazione della seconda opera in programma.
La trascrizione per orchestra del Lied spirituale di Johann Sebastian Bach Komm, süßer Tod BWV 478, realizzata da Leopold Stokowski è stata interpretata in modo struggente attraverso una direzione pacata, rigorosa e misurata, dando molta enfasi alla serenità profonda derivante dall’accettazione sincera della volontà divina, preludio perfetto al Concerto per violino e orchestra “Dem Andenken eines Engels (Alla memoria di un angelo)” scritto da Alban Berg in ricordo della giovane Manon Gropius, figlia di Walter e di Alma Mahler, morta di poliomielite a diciott’anni, omaggio alla giovane amica di famiglia e per certi versi, musicalmente, anche a Gustav Mahler.
Il pubblico ha molto gradito la brevissima lezione con la quale il Maestro Halffter Caro ha voluto descrivere l’opera con l’ausilio della solista, la giovane e bravissima Alina Pogostkina; questo desiderio di descrivere, spiegare, raccontare quel che sarebbe stato eseguito poco dopo ha toccato e colpito gli ascoltatori e li ha resi maggiormente partecipi nell’affrontare una composizione di meno agevole ascolto, dotata com’è di sonorità forse inconsuete a molti, ma altrettanto ricca di suggestioni quando si impari a coglierne le caratteristiche.
L’esecuzione dell’ultima creazione di Alban Berg, quasi un “Requiem senza parole” è stata impeccabile, grazie anche alle abilità virtuosistiche, realizzate con naturalezza sorprendente da Alina Pogotskina, che suona un violino Stradivari “Sasserno” 1717 gentilmente concesso dalla Nippon Music Foundation. Halffter Caro le ha messo a disposizione l’Orchestra che, con sapienza ed equilibrio, ha con lei dialogato.
Nella seconda parte del concerto, con la Symphonie fantastique op. 14 di Hector Berlioz, i temi di morte e disperazione sono stati declinati in modo completamente diverso e qui Halffter Caro sembrava, più che dirigere, mettersi in dialogo diretto con ogni componente l’Orchestra che lo ha seguito con trasporto e fiducia.
I suoi gesti essenziali e senza bacchetta hanno aggiunto all’intero concerto un’ulteriore dimensione, svelando e facendo emergere quel che le diverse partiture, appartenenti a secoli distinti ma con un sottile legame comune, celano fra le pieghe dei pentagrammi.
Alla fine di un concerto così diretto si esce serenamente appagati, riconoscenti per il raro dono ricevuto. Il pubblico lo ha espresso chiaramente con un lunghissimo e calorosissimo applauso finale e da numerose ovazioni.
Paola Pini