Roma, Teatro Golden. Dal 24 ottobre al 19 novembre 2017
Dopo il suo meraviglioso Nerone – duemila anni di calunnie, di cui scrissi nel 2016, Edoardo Sylos Labini debutta al Teatro Golden con Uno sbagliato, in scena fino al 19 novembre. Il titolo gioca con il nome del celebre cocktail, il Negroni sbagliato appunto, ma calza a pennello sul personaggio interpretato, quel Michael (o Maicol) che racconta i suoi vorticosi ultimi tre giorni tra sbornie, risse e sesso, prima di un provvidenziale e non scontato ravvedimento. Teatro, per l’occasione, trasformato in un vero locale notturno, con tanto di bar, cantanti e avventori, grazie ad una regia illuminata, molto movimentata, accattivante. Un monologo che non sembra tale, quasi un dialogo invece tra il pubblico e un vecchio amico che ne combina di tutti i colori, tanto inaffidabile quanto simpatico, ironico e disperato. L’alcol come via di fuga, dalle pressioni del lavoro, dalla famiglia, da una vita piombata addosso all’improvviso dopo una delle tante notti con la ragazza di turno, stavolta con conseguenze dopo nove mesi. Il matrimonio, un altro figlio, un lavoro mai amato, la routine familiare, il povero Michael esplode e fugge dalle sue responsabilità. Inizia una vita di eccessi, di sbronze colossali, di “allegra disperazione”.
Edoardo Sylos Labini interpreta con credibilità il suo personaggio, fratello maggiore di quello che venti anni prima, con Rum e Vodka, portava nei pub di tutta Italia. Il suo racconto è divertente, sempre sul filo dell’ironia, supportato da una colonna sonora bellissima, eseguita dal vivo dalle affascinanti cantanti del “locale” Chiara Capobianco e Alice Viglioglia, che interagiscono col protagonista nel corso della storia, donandole le atmosfere notturne e struggenti. Uno spettacolo piacevolissimo, diverso dal classico teatro, con Labini non poteva essere altrimenti e la conformazione del Golden gli da una mano. Una storia, tre giorni e tre notti, di un uomo spaventato, in fuga da tutto, ma nel modo, appunto, sbagliato. Nel finale sembra ravvedersi, sente che solo la sua famiglia, provvisoriamente abbandonata, può dargli la protezione, il calore e l’affetto che cerca disperatamente. Il lieto fine sembra prevalere. Michael, forse, torna alla vita normale, quella che, diciamocela tutta, non è facile sopportare sempre da sobri.
Paolo Leone