Al Teatro Argot di Roma, fino al 29 ottobre 2017
Per il secondo appuntamento stagionale della rassegna #DPBLACKMIRROR curata dagli under 25 di Dominio Pubblico, al teatro ARGOT è stato ripreso l’allestimento di Massimo Castri del dramma senile dello scrittore norvegese H. Ibsen ROSMERSHOLM in cui s’affronta il tema del desiderio morboso e del puritanesimo religioso, con il peccato che lacera la coscienza fino all’espiazione finale.In fondo è facile il rapporto con i coniugi Macbeth che nella tragedia Shakesperiana si rinfacciano la colpa d’aver premeditato l’uccisione dei sovrani per prendere il loro posto: è l’anima nera che vuole la purificazione,la catarsi della tragedia greca. In questo testo di Ibsen si parte dalla fine, dall’annegamento nel FIUME sotto il ponte della canonica dei due, che sono distesi sul tavolo dell’obitorio tra luci votive e fiori; paradossalmente si risvegliano e con la tecnica del flashbak incominciano a ricostruire con violenti alterchi e forti accuse reciproche, il dipanarsi della vicenda da quando lei entrò in casa del pastore, in un sistema aristocratico dominato da un rigido moralismo, privo tuttavia del libero arbitrio per cui non avevano potuto opporsi al divampare della fiamma amorosa,che istigò la moglie Berta al suicidio per disperata gelosia ed infelicità per il tradimento.Dopo divennero preda di incubi spettrali, altro famoso dramma dello stesso autore, che non li lasciarono vivere con le loro ossessioni,persero la facoltà d’agire ridotte a larve umane e furono simili a fantasmi con turbe psichiche, tanto da straziarsi e distruggersi in un gioco al massacro,scaraventandosi l’uno sull’altro per addossargli tutta la responsabilità del tragico evento. Rosmer vorrebbe che fosse Rebecca a pagare il fio del loro misfatto,imitando eroicamente Berta, ma questa oppone una fiera resistenza in quanto la responsabilità è biunivoca ed il mostro è bicefalo, come Cerbero latrante nell’inferno dantesco;si muovono inquietamente nella stanza come fosse un ring dove ogni colpo verbale e di coda è possibile. I due straordinari protagonisti della cruda e spietata rappresentazione sono Federica Fracassi e Luca Micheletti, che nella recitazione accorata toccano punte d’assoluto pathos,sovente lancinanti per la segnata inumana sorte provocata dalla loro violenza al codice etico,seguita dalla divina nemesi.Lo studio di Ibsen è al centro di un progetto che avrà come tappa fondamentale l’allestimento del PEER GHYNT con la Suite n.1. Lo spettacolo è terminato il 29 OTT. Dal 7 Nov. andrà in scena: IL CAPPUCCIO D’OSSO DELLA LUNA di CRISTINA CIRILLI CON LA REGIA DI Maurizio Panici presidente onorario e fondatore dell’ARGOT.
Susanna Donatelli