Venezia, Teatro Goldoni, dal 18 al 21 gennaio 2018
Ci sono opere che meriterebbero di non essere portate in scena. The two Gentlemen of Verona ad esempio. D’indubbia datazione e attribuzione shakespeariana, il soggetto non è tra i più accattivanti. In questo prototipo di commedia “romantica” latita quella perfezione che il Bardo raggiunse solo nella maturità. Si riconoscono, infatti, certi topoi futuri: la lista dei pretendenti commentata tra Julia e Lucetta la si ritrova in The Merchant of Venice, così come il clown Launce parente del Launcelot Gobbo; la scala di corda e un incontro amoroso nella cella del frate in Romeo and Juliet. E’ la qualità del testo, prettamente letterario più che prosaico, a suscitare enormi dubbi sull’eventualità d’una riproposta moderna.
Ci prova Giorgio Sangati, di cui ricorderemo sempre quel capolavoro che fu Le donne gelose, lasciatogli in eredità dal maestro Luca Ronconi. Il giovane regista cura anche la versione italiana, senza riuscire a scartarsi dall’eccessiva letterarietà che ammorba i protagonisti. Ai personaggi sono affidate partiture gestuali macchiettistiche – Giulia, Lucetta, Lanciotto e Svelto, e auliche, in un equilibrio alla lunga fragile. A Sangati interessa riflettere sui giovani d’oggi usando quelli d’allora, facendone dei “bamboccioni” immaturi che corrono dietro alle donne degli amici. Così fanno Valentino e Proteo, stretti da un profondo legame amicale che apre ampie riflessioni sulla sessualità ai tempi di Shakespeare, ambiguità su cui la regia gioca abbastanza. Manca però quello sviluppo che colpisce lo spettatore allo stomaco, perché il teatro di parola a lungo andare fagocita l’azione, virando verso il declamato e non l’interpretazione totale.
Nella compagnia si distinguono Fausto Cabra, Gabriele Falsetta e Paolo Giangrasso. Charlie, una cane costantemente assopito, strappa sorrisi e applausi al pubblico.
La scenografia di Alberto Nonnato ha un che di primitivo. I personaggi escono da questa tomba di pietra che ora è Milano, ora Verona, ora foresta, cambi che avvengono attraverso una parete mobile e scritte a caratteri cubitali. Le luci fredde di Cesare Agoni contribuiscono a far risaltare i costumi sgargianti di Gianluca Sbicca.
Teatro pieno alla recita di domenica 21 gennaio e consensi generali per tutti.
Luca Benvenuti