Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Dal 7 all’11 marzo 2018
Intrigo e amore, scritta dal ventiquattrenne Friedrich Schiller, andò in scena per la prima volta nel 1784, in un periodo di cambiamenti epocali sospeso fra le rivoluzioni americana e francese. Nello stesso anno debuttò anche Le mariage de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais che, dopo due anni, avrebbe costituito il soggetto usato dalla coppia Mozart-Da Ponte per l’opera omonima. Lo stesso avverrà anche con questo dramma di Schiller, fonte ispiratrice per Giuseppe Verdi e la sua Luisa Miller.
La produzione del Teatro Stabile di Genova propone un allestimento che mette in luce il nodo della vicenda, chiaramente sintetizzata dal titolo, a partire dalla scenografia di Catherine Rankl (la sala prove di un ensemble musicale con al centro un pianoforte) e dalla regia di Marco Sciaccaluga che sostengono la convincente interpretazione degli attori: attraverso le macchinazioni abilmente orchestrate dal viscido Wurm (Andrea Nicolini) che vorrebbe prendere in sposa la borghese Luise (Alice Arcuri), figlia dell’onesto maestro di musica Miller (Enrico Campanati) e della bisbetica e superficiale Frau Millerin (Orietta Notari); per disgrazia di tutti la ragazza ama, ed è da lui ricambiata, il nobile Ferdinand von Walter (Simone Toni), figlio del Presidente alla corte di un Principe tedesco (Stefano Santospago) di cui Wurm stesso è segretario. Le macchinazioni ordite per impedire l’unione dei due giovani coinvolgono gli altri personaggi: Lady Milford, la favorita del Principe (Mariangeles Torres) e il codardo Maresciallo di corte von Kalb (Roberto Alinghieri).
Quasi tutti affonderanno nella melma che si trasformerà ben presto in una perversa distesa di sabbie mobili e che culminerà con l’avvelenamento dei due giovani attuato da Ferdinand stesso per “abbandonare una società che mi respinge” e unirsi alla sua donna in una dimensione ultraterrena ignara delle differenze di classe.
Con la loro purezza d’animo sono entrambi fuori posto e decideranno di agire coerentemente a ciò. L’azione estrema non turberà più che tanto il malo consigliere, ma nemmeno il Presidente che, anziché disperarsi affranto di fronte al suicidio del figlio, o maledire se stesso per la tragedia provocata, ne scaricherà con indifferenza la responsabilità su Wurm.
Non c’è rimorso, non c’è pentimento in chi vive usando gli altri come inutili oggetti, sgraziate marionette, pedine sacrificabili di un gioco nel quale credono di poter avere il controllo assoluto.
La bella traduzione di Danilo Macrì mette in luce senza esagerare le differenze di linguaggio già presenti in Schiller e conformi al livello di spregiudicatezza nei comportamenti usata dai rappresentanti delle diverse classi.
La cortigianeria, che in fin dei conti è soltanto prostituzione dell’animo, rende schiavi e lega tutti con lacci invisibili ma estremamente resistenti: chi cade trascina tutti gli altri, al pari delle tessere di un gigantesco domino.
La mancanza di fantasia, l’incapacità di immaginare comportamenti alternativi ai complotti e all’azione determinata da secondi fini costituiscono l’errore fatale in cui essi cadono, provocando la propria e l’altrui rovina. Chi è veramente onesto è persona libera e non si piega; ma se è vero che il male e la violenza sono contagiosi, anche il bene può diventarlo. Esso agisce in modo meno visibile, ma tocca corde molto più profonde e quando va a segno dà inizio a una presa di coscienza indelebile e irreversibile. Così accadrà a Lady Milford dopo l’incontro con Luise.
Il che significa che, nonostante tutto, c’è speranza.
Paola Pini