Al Teatro Bellini di Napoli, fino al 6 maggio 2018
Da martedì 10 aprile, con repliche sino a domenica 6 maggio, debutta al Teatro Bellini di Napoli L’ultimo Decamerone, una nuova produzione nata dalla collaborazione tra la Fondazione Teatro di San Carlo e la Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini. Uno spettacolo di teatro-danza creato sui testi di Stefano Massini, che è partito dal capolavoro di Giovanni Boccaccio, con le coreografie originali di Edmondo Tucci e la regia di Gabriele Russo.
Come affrontare, in modo originale, il Decamerone, testo su cui già molto si è scritto e fatto? Stefano Massini, autore teatrale tra i più rappresentati in Italia, ne propone una rilettura completamente nuova che non privilegia le dieci novelle più famose ma che le contiene tutte cento. «A me premeva soprattutto indagare il formidabile valore di riflessione di Boccaccio, antica e modernissima, sull’urgenza del narrare, sul ruolo del narrare e sui meccanismi del narrare», dichiara Massini. «Oggi viviamo in una società che è continuamente bombardata di storie, pensiamo, per esempio, quanto il Web e i social network entrino continuamente nella nostra vita, con un intrecciarsi di narrazioni multiple, narrazioni istantanee come le fotografie o narrazioni per immagini come i video. E noi, immersi in questo grande mare di storie superflue, molto spesso perdiamo il senso della narrazione. Il Decamerone, viceversa, parte proprio da questo punto: la salvezza, dentro una crisi, sta sempre nel racconto».
Massini immagina, così, che i dieci personaggi del Decamerone siano ancora nel bunker dove si sono rinchiusi per fuggire la peste: a ciascuno di loro, l’autore affida una storia che, pur non facendo parte del testo originario, riassume le dieci novelle che Boccaccio aveva fatto raccontare a ogni protagonista. Ne viene fuori un patchwork, un mosaico, «un grande omaggio al Decamerone sconosciuto, quello estraneo alle cosiddette Greatest Hits che sovente premiano le solite dieci novelle».
Ai testi di Stefano Massini si affiancano le coreografie originali di Edmondo Tucci, cui Giuseppe Picone, direttore del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, ha affidato il compito non facile di far dialogare danza e prosa. Compito che il coreografo ha affrontato lavorando in sinergia con il regista Gabriele Russo: «Abbiamo capito insieme che mentre le attrici dovevano recitare il testo di Stefano Massini utilizzando una recitazione istintiva e fluida, i ballerini invece dovevano interpretare la proiezione del loro essere, dei loro sentimenti o semplicemente del loro stato d’animo», racconta Tucci. «Il tutto si svolge in un luogo senza tempo, sospeso in un limbo nel quale attrici e ballerini convivono e si confrontano con le loro paure e il loro sentire, raccontandosi storie che suscitano stati d’animo che danno a loro volta lo spunto alla danza».
A firmare le musiche originali è Nello Mallardo (arrangiamenti di Ivano Leva), le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Giusi Giustino, le luci di Fiammetta Baldiserri, le foto di Mario Spada. Interpreti Angela De Matteo, Maria Laila Fernandez, Crescenza Guarnieri, Antonella Romano, Paola Sambo, Camilla Semino Favro, Chiara Stoppa e il Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo diretto da Giuseppe Picone.
Invece dal punto di vista progettuale è la prima volta in Italia che una Fondazione Lirica e un Teatro di Prosa condividano un impegno produttivo di tale entità, unico anche nella sua concezione: «Questa è un’occasione – prosegue Gabriele Russo – nata dalla nostra ormai persistente voglia di mettere insieme, sparigliare le carte, creare collaborazioni, ampliare gli orizzonti; una voglia che consideriamo la chiave di volta per creare qualcosa di nuovo, di bello. Abbiamo trovato nella direzione del Teatro di San Carlo disponibilità, apertura e curiosità, e, insieme, ci siamo augurati di dischiudere, con questo esperimento, nuovi scenari e nuove possibilità; di inaugurare, insomma, un nuovo meccanismo che potrebbe essere terreno fertile per l’intero sistema, e, soprattutto, che può diventare un’occasione per il pubblico di vedere in scena spettacoli importanti, che senza la volontà di collaborazione e il coraggio di innovare, sarebbero impossibili da realizzare».
Marco Assante