Senza il forse quest’anno il Torino Jazz Festival ha preso il volo!
Ci volevano due addetti ai lavori come Giorgio Licalzi (tromba) e Diego Borotti (sax) a farlo decollare e fare diventare Torino capitale internazionale del jazz.
Ritorna sino al 30 aprile, in una veste totalmente rinnovata, il Torino Jazz Festival avvicinandosi a un pubblico eterogeneo con il suo magico cartellone ricco e variegato tra concerti a pagamento e non e gli incontri collaterali. Di note suonate sono passate da quando Ornella Tromboni con il Centro Jazz ha creato la prima scuola a Torino. La sua bravura è stata quella di portare artisti da tutto il mondo per la rassegna Linguaggi Jazz e le sue famose “Jam session carbonare”, ma parlando sella sua storia potremmo risalire al 1935, quando arrivò in città un personaggio illustre come Louis Armstrong, mandando in visibilio il pubblico. Vi fu poi il concerto al Palasport della città con Ella Fitzgerald, eventi che hanno permesso a Torino di divenire un palcoscenico per il mondo del jazz, col suo luogo storico dell’Hot Club. Al suo interno, nomi come Nando (Fred) Buscaglione, Piero Angela, il duo Gianni Basso e Oscar Valdambrini, Enrico Rava e tanti altri suonarono. Nella rassegna, appaiono nomi notevoli come il saxofonista Archie Sheep, leggenda del free jazz. Sarà presente alle O G R (Officine Grandi Riparazioni), una mostra fotografica su Chet Baker. In questa superba edizione, il pubblico troverà la sua dimensione, la città riprenderà il suo posto musicale, rendendo Torino nuovamente capitale della musica ma questa volta internazionale. Mi piacerebbe terminare con le parole di uno dei due direttori artistici, Giorgio Licalzi: “Proprio grazie a questo pubblico curioso e questi operatori appassionati, fatti di umanità e non di politica, noi forse oggi siamo qui per condividere una grande passione”.
https://youtu.be/V4T2s05YxY0