Al Museo di Roma, Palazzo Braschi, dal 16 maggio al 30 settembre 2018
In questo periodo è in corso nella vetrata sul cortile di Palazzo Braschi a Piazza Navona n. 2 una grande mostra antologica dedicata al maggiore architetto romano d’adozione della metà del secolo scorso, l’architetto Raffaele De Vico nato a Penne (PE) nel 1881 che studiò disegno negli istituti tecnico-artistici, divenendo quindi docente a Chieti.Venne poi a Roma insegnando al liceo artistico di via Ripetta e poi rispondendo ad un bando pubblico, entrando al Comune di Roma negli anni venti come assistente all’ufficio tecnico e ricevendo l’incarico di ideare, creare e mantenere l’estetica bellezza delle grandi oasi arboree, o polmoni verdi,della megalopoli, antica capitale dell’impero che da poco l’architetto Sacconi aveva arricchito con il Vittoriano,meglio noto come altare della patria.Numerosi schizzi, disegni e progetti, ci testimoniano la sua ampia e selezionata preparazione,la sua competente professionalità approfondita da anni d’esperienza:sono quasi cento opere che rammentano, come lui per incarico del governatore e del ministro dei lavori pubblici ing. Marcello Piacenti,realizzò l’ampliamento del nostro giardino zoologico,oggi bioparco, la fontana con gli arredi statuari di piazza Mazzini,l’ossario del cimitero del Verano, il parco Nemorense,villa Fiorelli,il parco del PIGNETO ed i serbatoi d’acqua di villa BORGHESE e via Eleniana. Curò anche la prima mostra delle attività urbanistiche comunali a Vercelli nel 1924 ed ebbe insigni riconoscimenti pure per gli ingressi da viale delle terme di Traiano al Parco del Celio a COLLE OPPIO. Tutto questo è documentato dalle molte fotografie e scritti inediti e non visibili da lungo tempo,ricavati dalle collezioni Capitoline (museo di Roma, museo Canonica e Galleria d’ARTE MODERNA COMUNALE),cui s’aggiunge l’archivio storico Capitolino, cui l’anno scorso gli eredi del benemerito paesaggista urbano, spesso ripreso in primo piano e bianco e nero con Mussolini, fanno generosamente il suo archivio personale paragonabile con le dovute proporzioni all’illustre opera del suo più celebre corregionale di G. D’ANNUNZIO. La mostra è stata con brillante sagacia artistica corredata con i quadri di CARLO MONTANARI che con stupendi ritratti ad olio su tela della molteplice versatilità e laboriosità tecnica di De VICO, trasmette la perenne suggestività,che purtroppo oggi va sfiorendo e rovinandosi per la mancata tutela del patrimonio vegetale e vivaistico da parte dell’ufficio giardini,che l’architetto abruzzese amò per tutta la sua esistenza qui nel 1969.
Giancarlo Lungarini