Trieste – Festival Approdi – Rotte artistiche senza bussola, Chiesa Evangelica Luterana – Kleine Berlin – Magazzino 26 – Centrale Idrodinamica, 31 agosto, 1 e 2 settembre 2018
Compagnia Fabbrica delle bucce: L’ospite – E se un dio fosse dall’Olimpo sceso?
Giulio Masieri con Luca Grizzo: Musical Art
Compagnia CoraViento: Noche de Flamenco
Monika Bajer Quartet: Sentimental journey beyond frontiers
Gruppo Baby Gelido: L’Inferno di Dante
Andrea Cosentino: I primi passi sulla luna – divagazioni provvisorie per uno spettacolo postumo
Le serate proposte dal Festival “Approdi” nei tre giorni posti a cavallo fra agosto e settembre sono state molto articolate e, ancora una volta, hanno avuto come cornici ambienti diversi, non usuali per gli spettacoli presentati.
Si sono ripercorse le rotte già sperimentate la settimana precedente, degustazioni finali comprese, ma gli incontri sono stati ben diversi.
31 agosto
Con “L’ospite – E se un dio fosse dall’Olimpo sceso?” la Compagnia Fabbrica delle Bucce ha messo in scena con acutezza un compendio brillante degli stereotipi e dei pregiudizi che accompagnano ogni incontro con l’altro da sé all’interno del Magazzino 26 del Porto Vecchio, in un’ampia sala nella quale il pubblico si è sentito libero di spostare le sedie messe a disposizione creando così un informale anfiteatro per meglio vedere quel che si stava svolgendo sulla scena, provvisoria come quella che nasceva un tempo nelle piazze.
Da un miscuglio a volte indifferenziato – da cui era possibile cogliere in trasparenza echi dei Balcani e dell’Italia passando, in un groviglio di itinerari, dal presente quotidiano a un passato mitico a partire dalla Grecia classica – è apparsa l’unica cosa capace di unire tutto: l’umana condizione espressa in tutte le sue fragilità, grandezze e miserie, riflessa da uno specchio saturo di spunti, oscillante fra il comico, l’ironico e il drammatico.
La breve distanza percorsa per raggiungere la Centrale Idrodinamica è stata emozionalmente molto più grande: tra macchinari di fine secolo XIX usati fino a qualche decennio fa e in uno spazio ben più angusto, la vista, l’udito e le sensazioni del pubblico sono state letteralmente investite dalle tinte fortissime e a tratti violente di “Musical Art”, l’audiopaint di Giulio Masieri che grazie a dei sensori applicati a una tela, dipinge e suona la sua opera accompagnato dalle percussioni e dalla voce di Luca Grizzo, coadiuvato a sua volta da Roberto (Drumo) Vignandel.
1° settembre
“Noche de Flamenco” ha visto alcuni ballerini di CoraViento accompagnati da due musicisti e un cantante; la compagnia di Ljubljana, che i triestini hanno già potuto apprezzare in un’altra occasione lo scorso anno, è caratterizzata da una costante ricerca all’interno dello spazio in cui regnano illimitate contaminazioni fra generi musicali e coreutici.
La scelta della chiesa evangelico-luterana si è dimostrata giusta anche questa volta sia dal punto di vista scenico che acustico per accogliere il gruppo di artisti costituito questa volta da Tomaž Pačnik pianista e compositore, Mirza Redžepagić chitarrista, e i ballerini Urška Centa, Mitja Obed e Simona Šturm, cui si è aggiunto un ulteriore ospite, Almedin Varošanin che ha incantato con alcuni ipnotici canti in turco e arabo.
Dalle individualità di ognuno, dallo stile originale e personale nell’interpretare attraverso il proprio strumento sia esso pianoforte, chitarra, voce o corpo in movimento il Mediterraneo è emerso prepotentemente toccando la Spagna, di nuovo i Balcani, per giungere fino alle coste settentrionali dell’Africa.
La fresca serata, nello spostarsi verso la Kleine Berlin, ha permesso di uscire dalla magia appena vissuta per entrare nei cunicoli del rifugio tedesco ad ascoltare, esorcizzando una volta di più i ricordi tragici che ancora oggi questo luogo riesce a evocare, il breve recital “Spiritual journey beyond frontiers” del Monika Bajer Quartet in cui la cantante polacca assieme a tre musicisti (chitarra, violino e contrabbasso) ha proposto canzoni d’autore in lingua inglese e francese con la sua calda voce.
2 settembre
Per questioni metereologiche la Kleine Berlin è stata la sede stabile dell’ultima sera, anche se il viaggio è stato presente in ogni caso attraverso gli spettacoli stessi, totalmente diversi, ma in qualche modo collegati: il duo Baby Gelido (Daniele e Stefano Mastronuzzi) hanno musicalizzato dal vivo il film muto “L’Inferno” di Francesco Bertolini che si era ispirato alle illustrazioni di Gustave Doré per realizzarlo nel 1911.
In quest’unico caso il luogo ha condizionato indubbiamente la percezione di quanto si stava assistendo, perché ci si trovava a seguire, attraverso l’itinerario indicato dalle bolge dantesche, l’esistenza eterna e senza speranza di corpi condannati a soffrire in vario modo pungolati dalla frusta di demoni carnefici, fino ai tre ultimi dannati, Giuda, Bruto e Cassio, traditori di chi di loro si fidava, prima di “uscire a riveder le stelle”.
Liberatorio è stato il seguito, un esplicito e surreale richiamo al cielo, o piuttosto alla luna con Andrea Cosentino e il suo “Primi passi sulla luna – divagazioni provvisorie per uno spettacolo postumo” che partendo dalle teorie più classiche intorno al primo sbarco sulla luna prende subito il volo in un monologo originale e spumeggiante, in grado di far riflettere sulla finzione, il far teatro, la vita e, quindi, su noi stessi.
Paola Pini