È ancora forte l’idea che contenere le emozioni ci salvaguardi dal sentirle. In particolare quello che tentiamo di fare è implodere le “emozioni negative”, quelle derivanti da esperienze che ci hanno ferito.
Noi siamo anche emozioni, nessuna esclusa, placarle è come zittire la nostra voce interiore. Percepire ciò che si muove dentro e accoglierlo senza giudicarlo è l’unica chiave per trasformare la sofferenza in esperienza formativa. Il dolore di un lutto può essere accettato solo se decidiamo di attraversarlo con le nostre lacrime. La frustrazione di una sconfitta può alimentare la spinta a vincere, a patto che non ci lasciamo fermare da lei. Il dubbio dentro una controversia può diventare motivo di crescita, se ci disponiamo all’ascolto. Il senso di fallimento di fronte a una porta che si chiude può trasformarsi nella forza che ci permette di svoltare l’angolo e incontrare l’occasione che aspettavamo da tanto tempo. Ansia, depressione, attacchi di panico, sono emozioni bloccate, che diventano terra fertile che nutre il nostro seme, solo se troveremo il coraggio di ospitarle dentro di noi malgrado ci facciano soffrire. Tensioni, dolori, malattie possono ricordarci che stiamo soffocando le coordinate emozionali, quelle capaci di riportarci nella strada maestra, solo se ci prenderemo cura di loro.
Sentire è un fatto umano, più ci alleniamo a farlo meno faticoso sarà affrontare le ombre che di volta in volta si frappongono alla luce. Il cuore non va difeso, deve essere ascoltato, è voce della nostra anima, vibra naturalmente e si esprime utilizzando tutte le emozioni come corde di uno strumento musicale che diffonde suono in armonia con l’intero cosmo. E’ tempo di occuparci di noi, delle nostre emozioni. Tempo di essere protagonisti della nostra vita. Abilitiamo i nostri sensi ad assecondare la loro natura, a farlo in maniera sana, così da non perdere niente di ciò che l’esistenza ci propone come sfida per crescere.
Fiorinda Pedone