Non poteva che essere lui, Beppe Fiorello, il testimonial d’eccezione di Imbavagliati, il festival di giornalismo civile in corso al Pan fino al 26 settembre.
Ospite a “Mai più soli!”, convegno dedicato all’analisi dei cambiamenti nella narrazione dei fenomeni criminali in tv e al cinema, l’attore siciliano è noto al grande pubblico per aver interpretato personaggi di grande spicco, spesso portatori di verità un po’ scomode.
Recentemente ha vestito i panni di Domenico Lucano, sindaco di Riace, piccolo borgo calabrese che ha superato il rischio di spopolamento grazie all’inserimento del tessuto sociale di profughi e immigrati regolari. Modello di accoglienza e integrazione, la storia di Riace ha ispirato “Tutto il mondo è paese”, fiction che avrebbe dovuto andare in onda sulla Rai ma che è stata invece sospesa dal palinsesto perché al sindaco Lucano è stato recapitato un avviso di garanzia per alcuni presunti reati collegati alla gestione del sistema di accoglienza.
Ad accendere i riflettori sulla controversa vicenda attraverso l’hashtag #iostoconRiace è stato, nei giorni scorsi, lo stesso Fiorello. Sul suo account Twitter l’attore aveva scritto: “Non è la prima volta che una mia fiction viene bloccata. Anni fa le foibe, il governo di allora non gradì, poi la storia di Graziella Campagna (N.d.R. giovane vittima della mafia), l’allora Min. della Giustizia si indignò, ora Riace, bloccata perché narra una realtà e nessuno/a dei miei colleghi si fa sentire
“Ho iniziato a raccontare queste storie perché mi sono ispirato a mio padre. Bisogna raccontare la semplicità della vita. E’ un onore essere in questa giornata nel ricordo di Giancarlo Siani”. Beppe Fiorello, che attraverso il suo lavoro ha dato spesso volto e un’anima a vicende dimenticate di grande coraggio, nella giornata in cui ricorre il 33/o anniversario dell’assassinio del giornalista Giancarlo Siani, è intervenuto alla quarta edizione di “Imbavagliati”. In programma fino al 26 settembre al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, il festival Internazionale di Giornalismo Civile fondato Desirè Klain che dal 2015 dà voce ai giornalisti perseguitati. Di fronte alla Mehari, la macchina dove il 23 settembre 1985 il giornalista fu ucciso dalla camorra , l’attore ha partecipato al convegno: “Mai più soli!” (In che modo è cambiata, negli ultimi 10 anni, la narrazione audiovisiva dei fenomeni criminali), in collaborazione con la Fondazione Polis. con Fiorello sono intervenuti Francesco Nardella vicedirettore di Rai Fiction, Paolo Siani, fratello di Giancarlo, don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis e il sindaco Luigi De Magistris. Il sindaco ha dichiarato che in tv e al cinema bisogna raccontare le storie degli “ultimi” e bisogna tenersi lontani dalla devianza. Il sindaco ha continuato dicendo di come nella vita bisogna essere dei partigiani, non in senso politico, schierandosi e prendendo posizioni e non uscire quando la guerra è finita andando dai vincitori.
Perché fai sempre questi film?, mi chiedono i miei figli. Fai qualcosa da ridere, facci divertire ogni tanto, mi sfottono un po’.
Nella presa in giro c’è qualcosa che fino a qualche tempo fa mi sfuggiva ma che oggi ho capito: riproporre la normalità attraverso uomini che in qualche modo somiglino tutti a mio padre. Lui era un uomo normale, per niente eroico, era un appuntato della Guardia di Finanza. E c’era sempre una divisa, un pezzo di Stato dentro quell’armadio, un qualcosa che lui non ha mai ostentato.
Piuttosto è stato lui a insegnarmi che bisogna essere normali, così sono diventato un cittadino che si preoccupa delle tematiche, che sta attento a ciò che accade intorno a sé, alla mia vita, alla mia famiglia, ai miei figli e alla gente comune. Sono onorato di essere qui a ricordare Giancarlo Siani”.
Bisogna sempre raccontare l’altra parte del male, che è poi la parte lucida, bella della vita, che è il bene. Ho raccontato per esempio una Scampia che mi interessava far sapere, visto che siamo a Napoli. Mi interessava dire che oltre la camorra, oltre Gomorra, oltre tanto genere di racconto c’era anche un signore che si chiama Gianni Maddaloni. All’interno di questo racconto c’è anche il male, però a me interessava rappresentare anche gli ostacoli che il male deve superare e sono tanti, ed è la parte più grande per fortuna”. Giuseppe Fiorello
I Mafiosi nelle fiction di anni fa venivano sempre rappresentati come vincenti, immagini da belli e dannati che ne combinavano tante ma alla fine mantenevano sempre il loro fascino, invece con Beppe Fiorello il livello di sceneggiatura delle fiction è cambiato facendo vedere che i mafiosi non sono affatto degli eroi. Fiorello ha raccontato storie di persone normali perché sono le persone normali a farci vivere nella normalità che meritiamo tutti. L’attore non vuole raccontare la storia di eroi ma quella di persone normali e le racconta perché a suo dire hanno poco spazio.
Marco Assante