Diamo il benvenuto Anna Elena Pepe, attrice e autrice, impegnata su più fronti, sia su territorio inglese che italiano. Ma lasciamo che sia lei a raccontarci la sua poliedrica e ricca attività.
Una tua breve presentazione…
Sono un’attrice, originaria di Ferrara. Vivo a Londra ma lavoro spesso anche in Italia sia in progetti teatrali che cinematografici.
La tua formazione.
Ho cominciato a studiare canto danza e teatro fin da piccola e a fare le prime esperienze professionali in Italia, poi più di dieci anni fa mi sono trasferita a Londra. Ho frequentato corsi in Accademie riconosciute tra cui Mountview e Guildhall e mi sono poi perfezionata in recitazione e scrittura creativa attraverso un programma chiamato European Act, specifico per artisti internazionali, che si svolgeva in diverse città europee e era supportato dalla Royal Academy of Dramatic Arts e dall’International Institute of Performing Arts di Parigi.
Ci parli delle tappe più importanti del tuo percorso da attrice?
Riconosco tappe importanti per motivi diversi. Sicuramente dei lavori che mi hanno segnato sono stati quelli che mi hanno portato a interpretare dei personaggi molto lontani da me. Per cui sono dovuta uscire dalla mia “confort zone”. A teatro è stato con la versione inglese de “Il Ritorno” di Sergio Pierattini (Finalista Premio Ubu, vincitore del Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro) che è stata presentata al prestigioso St James Theatre di Londra (West End). In quest’opera sono appunto una donna che “ritorna” alla famiglia dopo essere stata in prigione per aver ucciso il marito, un immigrato che lavorava nell’azienda del padre.
Sempre una storia di immigrazione mi vede protagonista ne “Il Ballo delle Meduse” di Aurelio Laino che è stato presentato al Tallinn Film Festival. Nel film sono Marta, una madre lasciata vedova dal marito suicida per bancarotta. Per sopravvivere è costretta a lavorare illegalmente nel traffico di immigrati al porto di Genova. È stato un personaggio molto interessante da preparare. Mi ha fatto soprattutto riflettere su come le nostre priorità e le nostre scelte cambino quando in ballo c’è la sopravvivenza.
A parte questi ruoli un po’ “Breaking Bad” devo dire che sono anche amante della commedia, soprattutto quando la commedia è un modo per veicolare messaggi importanti.
In Interplay di Flaminia Graziadei, una serie che sarà presentata al Roma web west, sono Lena, una ragazza vittima di uno scherzo on line fatto dal fidanzato, che le spezzerà il cuore. Il tutto però è raccontato con toni leggeri e non drammatici, e anche con un fine educativo. La serie è infatti pensata per un pubblico di “Young Adults” quindi di ragazzi tra i 18-25 anni, per metterli in guardia contro i pericoli dell’online dating.
Su un tono più di commedia-sketch invece, sarò la protagonista di Totò e Daiana insieme a Marco Gambino (attualmente impegnato in Romolo e Giuly-La Guerra Mondiate Italiana). La serie è stata scritta in collaborazione con Ciccio Bozzi, storico autore di Fiorello, e racconta in tono tragicomico le peripezie a cui vanno incontro gli Italiani che si trasferiscono all’estero. Anche in questa serie porta alla base un messaggio è importante di unità, a di aiuto verso il prossimo.
Devo poi sottolineare che una delle esperienze che mi ha segnato è stato lavorare con Pupi Avati (un Viaggio di Cento anni , Rai 1). Essendo io emiliana, lui per me è stato sempre un’ispirazione, un regista che ha condiviso e valorizzato la mia terra, oltre ad essere ovviamente un maestro del cinema italiano.
Tu hai un curriculum molto variegato, che include anche doppiaggio e pubblicità, ci racconteresti qualcuna di queste esperienze?
Sicuramente, lavorando anche con la voce, ho potuto sperimentare anche personaggi inusuali e cartoni. Lì mi sono proprio divertita. Per esempio ho dato la voce ai giocattoli di diversi personaggi dei Miny Pony come Pinkie Pie o Raimbow Dash, e ancora oggi alcuni amici mi chiedono di fare le voci per i loro bambini!
Poi lavorando sia in Italiano che in inglese, mi piace sperimentare con gli accenti. Ne so fare molti…a parte quelli inglesi più classici britannico e americano, posso fare diversi accenti europei o extraeuropei (Middle Eastern- Latina american). Per esempio ho doppiato la versione inglese del Film “Heidi” (di cui sicuramente conoscete la storia), originalmente in tedesco, facendo la parte della cameriera Francese, Paulette. Era quindi un lavoro in inglese con accento francese. Il direttore di doppiaggio era Ray Gillon, un bravissimo artista che conosce tantissime lingue e supervisiona i doppiaggi dei film di Hollywood!
Se devo parlare in un accento particolare (sia Italiano che inglese) cerco di studiarlo prima foneticamente e poi di parlare in quell’accento per più giorni possibile, in modo che mi entri in bocca e risulti naturale.
Poi una cosa che mi ha divertito molto fare come attrice è stata la campagna pubblicitaria di Desigual, siamo andati a girare a Barcellona e i vestiti erano molto belli e adatti alla mia personalità… colorati!
Fai tante cose (cinema, teatro, Tv) In Italiano e in Inglese. Come ti senti più realizzata come attrice?
Io sono sempre cresciuta con la consapevolezza che la recitazione sia una. Quello che cambia è il mezzo. Meisner direbbe che bisogna vivere realmente date le circostanze. Le circostanze sono anche tecniche quindi date anche dal fatto che o sei su un palco o sei davanti alla macchina da presa o a un microfono. Ovviamente il livello della recitazione cambia, ma la chiave di tutto è sempre l’essere presente e connesso.
Soro mezzi che danno soddisfazioni diverse, il cinema permette di giocare di sfumature, è molto intimo, puoi portare gli spettatori dentro il personaggio attraverso di te. E raggiungere tante persone.
Il teatro invece è un’esperienza mistica. Sei lì con il pubblico e siete un tutt’uno, siete in un viaggio insieme. Quello che succede una sera non si ripeterà la sera successiva. Rimarrà il vostro segreto.
Quali sono le persone che ti hanno ispirato?
Sicuramente sono stata molto ispirata da donne forti che hanno saputo portare avanti la loro carriere con coraggio, raggiungendo traguardi incredibili.
Ci sono molte attrici italiane per esempio, che sono riuscite ad avere una bellissima carriera internazionale e non si sono fermate a quello, come Valeria Golino, che è anche una bravissima regista o produttrice.
Ci sono bravissime attrici che hanno saputo costruirsi una carriera partendo dalla scrittura, come Lena Dunham (Girls) o Michaela Coel (Chewingam) o attraverso la canzone (Lady Gaga).
Queste donne mi ricordano che non dobbiamo porci limiti, ogni ostacolo è solo un’opportunità che ci spinge a fare meglio.
Con quali registi vorresti collaborare in futuro?
Ce ne sono così tanti…
Beh se non si fosse capito, ho un debole per le donne. Alice Rohrwaker e Andrea Arnold continuano a fare dei film che sento particolarmente vicini.
Poi Matteo Garrone, lo seguo dai suoi primi film, e trovo il suo lavoro straordinario.
E anche Matteo Rovere, ha diretto e prodotto dei bellissimi film, molto innovativi per il panorama italiano.
In più se posso esprimere un desiderio, mi piacerebbe fare un ruolo che non ho mai fatto.. ambientato in un futuro distopico alla Black Mirror… nel caso Charlie Brooker sia in ascolto!
Katya Marletta