Che percorso ti ha portato alla Befana, un personaggio quantomeno insolito per il cinema?
È partito dallo script di Guaglianone, che ha poi pensato a me forse perché mi riteneva una persona in grado di gestire una storia con una realtà, per così dire, sospesa tra il fantasy e i supereroi. Poi ovviamente ognuno ci mette del suo, quando deve raccontare qualcosa… Per La Befana… all’inizio non è stato facile schiodarsi da quest’icona, così ferma e impostata nell’immaginario. Poi però facendo delle ricerche sul mito (perché sai che la Befana non è qualcosa che nasce in Italia ma ha radici celtiche) ho potuto affrontare il materiale unendolo a quello che sapevo anche di esoterico, come quello sulle streghe – in fondo la Befana non è altro che una strega.
C’è nel film un gusto, osservando anche la tua filmografia su grande schermo, per la rielaborazione personalissima di cose o fatti “noti”, come una chiesa, la storia politica, gli animali… e c’è anche una grandissima ricchezza di riferimenti cinefili..
Beh, alcuni sono voluti, come le citazioni espresse sul cinema anni ’80 che tu conosci benissimo; altre cose ho preferito non vederle per non citarle consapevolmente, diciamo così. Ad esempio non ho voluto rivedere i Goonies, non ho rivisto Strangers Things proprio per non fare un clone, per cercare di rendere l’immaginario del film il più autonomo e nuovo possibile, mantenendo però quella tipologia lì. Tutti ricordiamo alcune scene, alcune immagini, al punto che che ho pensato fosse un terreno fertile per fare crescere il mio progetto: alla fine immagini iconiche che hanno fatto grande il cinema, come la luna con la sagoma di ET che vola e cose così.
Poi ho cercato di renderlo personale, insomma, ma anche in questo a modo mio.
A me sembra però che ci sia una sorta di circolo, un serpente che si morde la coda: perché Michele Soavi in qualche modo ha plasmato un immaginario ben preciso, ha codificato nel bene e nel male un cinema italiano calato, perfettamente inserito in un’epoca, in un periodo storico. Ha insomma creato delle regole che poi sono state copiate o hanno quantomeno ispirato, insieme a tante altre ma sempre provenienti dall’Italia, il cinema d’oltreoceano: e quindi adesso è come se tu ti riappropriassi delle suggestioni che tu stesso hai creato e diffuso.
Forse si, molto probabilmente hai ragione. Ma sai, noi come autori italiani non abbiamo avuto gli strumenti per andare fino in fondo alle nostre stesse ispirazioni: ci mancavano, per dirla con un termine che oggi va tanto di moda, le famose infrastrutture. Io sono allora felicissimo se La Befana.. aprisse un varco nel genere; perché fortunatamente ha fatto contenti i produttori ed è un film che mi sembra d’esportazione e che non ha paragoni né con la Disney né con la Pixar, per dire, pur avendo un budget infinitesimale rispetto ai loro capolavori.
E’ andato molto bene in sala, e ha appena cominciato la sua corsa: è poi un film che si apre ad un respiro europeo, che si presta a girare anche fuori dall’Italia.
Ma guarda: i film che citavamo prima, La Chiesa o Dellamorte Dellamore, erano quasi più forti all’estero che in Italia, avevano un mercato molto ampio, ed è questa la cosa importante che abbiamo perso oggi. Mi auguro quindi che si riaprano spiragli per l’horror e il fantasy italiani. In questo caso, per me è stata la prima volta in cui potevo rivolgermi ai bambini, creare una fiaba per sognare. Anche se è vero che anche La Chiesa è una fiaba, anche Dellamore Dellamorte è una fiaba…
Forse poco consigliati per i bambini magari!
…Sì, diciamo fiabe per adolescenti, per ragazzacci! Benché anche per questo La Befana… io sia stato tacciato e accusato di aver messo troppa violenza cruda, scene diseducative e scabrose, descrivendolo come un film poco adatto ad un pubblico di minori.
Io, da vecchio fan dell’horror e del cinema anni ’80, mi chiedo: qual è oggi il rapporto fra Michele Soavi e il cinema dell’orrore?
Ah! Bella domanda. Io non ho un bilancino per classificare i film: ovviamente so benissimo cosa sia un film horror, e nel 2019 io lo farei molto volentieri. Però voglio essere sincero con te.
Ho avuto molti progetti – che poi sono anche naufragati – perché alla fine erano insufficienti le storie, oppure… ecco, c’è una cosa che mi ha insegnato Dario (Argento, ndr), che è stato un insegnamento prezioso: la necessità. Bisogna chiedersi ,sempre!, che necessità hai di fare questo film? Un film deve essere necessario, soprattutto se è un horror. Cioè, deve essere qualcosa che ancora non è stato raccontato, o detto, o non ancora raccontato in quel modo. Per carità, sono aperto a qualsiasi tipo di illuminazione: per esempio, La Befana… aveva a mio parere una sua necessità, in quanto come dicevi all’inizio non è stata mai raccontata al cinema. Senza dire che poi la sceneggiatura è capace, dà ai ragazzi una missione, una buona azione da fare, e guarda che è comunque un motore importantissimo soprattutto per i più piccoli. E ti dirò: per me è stata una enorme soddisfazione perché è la prima volta che mi rivolgo direttamente ad un pubblico di bambini. Ho visto in sala alcuni bimbi che non stavano neanche appoggiati allo schienale, ma protesi in avanti per sapere cosa succedeva: ti assicuro che è bellissimo.
Perché poi nonostante quello che si dice e si pensa, erroneamente, non è facile appassionare i più piccoli.
I film per bambini sono studiati a tavolino, con centinaia di collaboratori: questo invece è proprio un “piccolo film” quasi fatto in casa, senza dire che abbiamo fatto il minimo con la computer grafica giusto per rendere credibile una donna che vola sulla scopa, sempre restando ancorati con le tecniche artigianali che ho imparato nella mia carriera. Ma con l’aiuto del computer: non solo con il computer, anche questo è una coniugazione, un mischiare gli effetti (artigianale e visuale) interessante, una prova coraggiosa.
Una bruttissima abitudine di noi italiani è quello di tributare i giusti onori solo “dopo” a qualcosa che già aveva meriti “prima”. Tu sei sempre stato un regista di culto ma spesso, in passato, osteggiato dalla critica da salotto, quella talebana che invece oggi ti riconosce lo status, sacrosanto, di autore. Ti infastidisce questa sorta di ipocrisia da parte degli addetti ai lavori?
(ride) Ah, meglio tardi che mai! Ti dico la verità: io sono abituato a fare tanta tv, dove del mio mestiere deve prevalere il senso pratico più che l’autorialità. Ci sono programmi allucinanti, strettissimi, ci devi saper fare per portare a casa il meglio nel minor tempo possibile. In tv vale di più lo share, la valutazione del pubblico: e tra chi ha fatto una fatica enorme, ha lavorato mettendo sudore e sangue, e chi ha invece fatto il minimo indispensabile, vince solo e sempre chi porta a casa il gradimento più alto. Te la giochi insomma in una prima serata o tutt’al più, se è una serie, in tre o quattro serate.
Per questo, ormai sono abituato a questo gioco al massacro che è la “critica”, almeno quella ufficiale da prime time: e non ho rancori, non mi lego al dito niente, sono una persona che non si fa influenzare dai successi o dagli insuccessi. Certo, mi dispiace molto essere stato assente in questi anni: ma chi oggi ti propone un horror o un thriller? Oltretutto il linguaggio tra piccolo e grande schermo si fa sempre più simile: magari al cinema una scena la puoi girare con meno tagli, è più grande, ti dà più soddisfazione quando lo vedi in sala… ma in questi anni mi sono “fatto le ossa”, mi sono abituato a qualsiasi evenienza o necessità. Sono solo molto contento che stavolta gliel’ho fatta! Insieme certo al produttore, perché un film come La Befana… era rischioso, poteva essere un flop pauroso… io già leggevo i titoli sui giornali: “Soavi affossa la Cortellesi”!
Finiamo proprio con lei: gireresti un horror con Paola?
Ma assolutamente si! Lei è un’attrice straordinaria, ancora la vedo in quel film bellissimo che è Gli Ultimi Saranno Ultimi, lei è brava anche nelle cose drammatiche. E poi, non è vero quando si dice sul set “ah, ci siamo divertiti da matti”: no, noi sul set de La Befana… abbiamo sofferto il freddo e il gelo!! Eppure Paola non si è mai lamentata, è straordinaria, sempre con il sorriso poi…. Un film horror? Speriamo ce lo propongano presto!
GianLorenzo Franzì