Al Teatro Sala Umberto di Roma, fino al 3 febbraio 2019
La verve geniale e fantastica, lo studio sociale della realtà quotidiana proprio della commediografia edoardiana a Napoli, la tipizzazione particolare dei personaggi, consentono al bravo e sarcastico attore teatrale e cinematografico CARLO BUCCIROSSO di regalarci un’altra perla didascalico-psicologica tratta dal vissuto e dall’informazione in cronaca come richiamato pure dalla produzione ”ente teatro cronaca”. L’ambientazione, curata da G. CERULLO e R. LORI, è un commissariato di provincia sul golfo del Vesuvio in cui l’integerrimo ed autoritario vice questore Eduardo Piscitelli è alle prese con gli ordini ed i consigli ferrei e numerosi ad i suoi uomini, cui non risparmia salaci battute e preziosi avvertimenti, specie all’ispettore Murolo troppo ossequioso, agli appuntati vari ALE, DILAURO e FARINA, di cui non gradisce l’aria d’ingenua superiorità nordista, mentre non coltiva le premurose attenzioni della sagace sovrintendente Signorelli poiché gli è bastata la moglie, da cui è separato, egli si dedica soprattutto alla lotta e repressione della “microcriminalità” dei centri cittadini in quanto vuole garantire la sicurezza del cittadino e l’ordine pubblico, partendo dal presupposto, forse sbagliato, che i pesci piccoli non si redimono mai e che chi vive d’espedienti continuerà a farlo sempre, discordando con il Beccaria sulla pena come redenzione per il malavitoso.In questa guerra di cintura giornaliera BUCCIROSSO insegna che il dirigente deve saper riconoscere l’intuito,il fiuto poliziesco e la preparazione delle giovani matricole, perciò loda la giovane appuntata che ha arrestato uno stupratore seriale,un certo DONNARUMMA che ha tare psichiche da carenze affettive e con una sessualità non ben formata educata e maturata, sfoga le sue pulsioni sessuali con vili ed infami stupri a donne sole che poi minaccia e vuole ricomprare,pagando i loro silenzi con ricatti e soldi rubati. Il commissario non gli dà tregua, l’ammonisce che la neurologa Cuccurullo, che assiste il di lui padre malato d’alzheimer, ex colonnello dell’esercito, vorrebbe denunciarlo, per cui la situazione precipita e la sua preda più ambita viene sequestrata nella casa di montagna del vecchio genitore, assistito amorevolmente dalla burbera colf rumena Gina, che cerca di tenere lontano il paziente dalla TV dove guarda film dell’orrore con omicidi e cadaveri oppure trasmissioni osé, tuttavia ella, a cui l’anziano ha intelligentemente affidato in barlume di lucidità la sua pistola,custodisce un segreto ben più profondo e truce, che verrà amaramente a galla. Nel finale renderà la morsa,legata alla trappola tesa a Michele dal vicequestore con il supporto della dottoressa, un espediente da diritto penale,un’angosciante resa dei conti tra bene e male, con uno strabiliante colpo di scena finale che segnerà un’unione più forte tra i due;e chi scioglierà il loro intricato e velenoso rapporto come “deus ex machina”? Per saperlo c’e tempo fino al 3 febbraio in via della mercede con un esilarante cast sinergicamente ben affiatato, da GINO MONTELONE a PEPPE MIALE, MONICA assante di TATISSO, E. ZINGONE, F. ZULLO, R. GESU e G. silvestro, che indossano abiti di DE VINCENTI, MENTRE LE MUSICHE SONO DI P. PETRELLA.
Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini