Il Riccardo III shakespeariano è l’ultimo “capitolo” di quattro opere teatrali sulla storia inglese, preceduta da Enrico VI parti 1, 2 e 3, e si concentra sugli eventi storici conclusi nel 1485 dopo la celebre Guerra delle Due Rose, che scoppiò tra le famiglie Lancaster e York e che si concluse con la presa del potere da parte dei Tudor. L’intera tetralogia è stata composta verso l’inizio della carriera di Shakespeare: il periodo più probabile di composizione è tra il 1591 e il 1592.
Culminando con la sconfitta del malvagio re Riccardo III di York nella battaglia del campo di Bosworth alla fine dell’opera, Riccardo III è una drammatizzazione degli eventi storici recenti per Shakespeare, conclusi nel 1485, e il monarca Riccardo III è descritto in modo particolarmente negativo.
Tuttavia e nella realtà Riccardo III non fu un sovrano cosi crudele, ma fu Shakespeare ad assegnargli una connotazione cosi negativa, come faceva spesso nei suoi scritti, dunque non è fedele alla realtà la visione shakespeariana.
Riccardo III ha il dono di ammaliare con la sua parola, e chi ascolta ne resta stregato anche se sa che è malvagio, come se si fosse sedotti dal male. Nonostante noi siamo inorriditi dalle azioni di Riccardo, i suoi brillanti e significativi monologhi lo fanno apprezzare dalla maggior parte degli spettatori e addirittura speriamo che riesca nei suoi piani a dispetto della sua chiara malizia.
Per essere un’opera basata sulla storia reale, Riccardo III contiene molti elementi soprannaturali. Alcuni di questi elementi sono le maledizioni profetiche di Margherita, i sogni premonitori di Clarence e Stanley, i collegamenti alla stregoneria che Riccardo attribuisce a Elisabetta, le continue associazione di Riccardo con diavoli e demoni, la discussione dei principi sui fantasmi dei loro zii morti, e la parata di undici fantasmi che visitano Riccardo e Richmond la notte prima della battaglia. Questi elementi soprannaturali servono a creare un’atmosfera di intensa paura e tristezza che mostra la malizia e la malvagità di Riccardo, e anche ad aumentare il senso che il suo regno sia malvagio per natura, trasformando l’Inghilterra in una specie di mondo gotico e inferiore.
Laura Angiulli, nel sui Riccardo III – Invito a corte, accentua i lati negativi di Riccardo III, come fece Shakespeare in precedenza, motivandoli con la sua deformità fisica, precisamente alle gambe, forse “specchio di una più profonda distorsione interiore”, e viene rappresentato come un giullare di sé stesso, tutto proteso alla violenza ed al delitto.
Lo spettacolo, concepito col soli tre attori, porta al centro gli attori ed attorno il pubblico seduto che prende parte alla messa in scena. L’illuminazione scarna aiuta a immettersi nella scena. La Galleria Toledo si conferma essere la casa napoletana di Shakespeare con le sue ottime trasposizioni dello scrittore.
Ed è lui stesso a dichiarare di voler vendicarsi, con le sue azioni sanguinose, “di quella la natura che l’ha reso privo di ogni bella proporzione”, manifestando dall’inizio i suoi terribili propositi: ucciderà il fratello Clarence; attenderà con speranza la morte di Re Edoardo, altro suo fratello, per poi sposare Anna, moglie e nuora di antagonisti assassinati per sua mano…
Tematica a tutte le opere del drammaturgo inglese è infatti la brama di potere che porta spesso alla pazzia l’uomo che è destinato a consumarsi giorno dopo giorno, fino alla morte, distruggendo però prima tutto quello che lo circonda, al solo scopo di trarne gloria, fama, potere e ricchezza.
Marco Assante