Al Teatro San Genesio di Roma, fino al 27 gennaio 2019
Ancora una freccia pungente nell’arco della regista Emilia MISCIO che, negli ultimi giorni di gennaio, ha presentato al San Genesio una brillante “chicca” farsesca in prima assoluta per l’Italia, tratta dal repertorio dello scrittore americano M. Parker. Si tratta del vaudeville allegro, sbrigliato e ricco di continui colpi di scena, gag e geniali battute esilaranti in rapida sequenza ”Chi è a letto con il maggiordomo” che s’aggiunge splendidamente ai precedenti successi della compagnia: ”Chi è di scena”, con due sue commedie, tra cui “rape bucate”, ma qui si limita alla traduzione ed alla brillante rappresentazione,seguita con enorme entusiasmo dalla gremita platea. La scelta che s’allinea a quel di Sharkey e Cooney, è basata sulle peripezie del cameriere d’un ricco aristocratico defunto che amava circondarsi di belle donne, che poi concedevano i loro piaceri sessuali al maggiodomo all’insaputa l’una dell’altra. Tuttavia l’abile e tartufesco servitore non solo se la godeva sessualmente, con una trama che ci fa pensare a ”Boeing boeing” con sensuali ed avvenenti hostess,ma raggirava pure il suo datore di lavoro facendogli firmare delle carte che intestavano all’agenzia del maggiordomo beni immobili. Alla morte del plurimilionario Californiano la figlia Constance eredita gran parte del patrimonio paterno, tranne alcuni beni in ville,macchine ed aerei, che costituiscono la metà delle sostanze donate al cameriere, come ricompensa per i piaceri carnali ricevuti. La legittima erede assolda un avvocato ed un ispettore di polizia per capire il motivo della ricchezza per queste altre donne, che sono una francese, un’ americana ed un’inglese, che il maggiordomo non vuole s’incontrino nel cottage in cui sono arrivate per rivendicare quanto loro promesso. Per riuscire in ciò il maggiordomo ha assunto un’attrice per tenere sotto controllo le tre scatenate ex amanti allettanti il paggio, ma questa non desidera andare in cucina a preparare la cena perché c’è un topo Oscar cullato dall’altro vecchio cameriere. Macchietta tipica diventerà l’obeso poliziotto abbattuto a letto continuo dalle porte che si aprono a ripetizione,per nascondere i raggiri favoriti da ingannevole bugie e frizzanti dialoghi incalzanti. Per far lievitare lo spettacolo il cast doveva rendere al massimo o con icastico e sinergico affiatamento, veloci travestimenti e padronanza della scena creata da G. Miscio con l’ausilio di molteplici porte che ricordano quelle della scenografia bifocale della commedia classica di PLAUTO.
Giancarlo Lungarini