Nonostante il tema e l’argomento trattato, il tuo film mantiene un impatto molto morbido: con la luce, con la fotografia, anche con la recitazione. È un effetto voluto?
Certamente. Per me Sex Cowboys è una commedia e l’ho girata come tale, ovvio ci sono momenti in cui il film diventa più drammatico e li ho rappresentati come tali, ma non volevo raccontare un film triste come se ne vedono purtroppo tanti. Io volevo girare un film vitale e punk, che parli di amore e libertà. Per questo con la fotografia, la luce e la recitazione ho lavorato esattamente in questa direzione.
Nel cinema italiano, nell’industria (che poi industria non é….), c’è un “imbuto”, una strettoia sul passaggio distributivo. Quale potrebbe o dovrebbe essere la soluzione?
Avere più coraggio e rischiare di più. Il pubblico è stanco di vedere sempre le stesse cose e non va più al cinema perché non si sente rappresentato dai prodotti italiani. Non sono io a dirlo, ma le statistiche. Forse è il caso di cambiare qualcosa e smetterla di distribuire sempre le stesse cose: il cinema è voyeurismo, è curiosità, le persone vanno al cinema per vivere cose che non potrebbero mai vivere. Quindi facciamogliele vedere e le sale torneranno piene.
Quali sono i tuoi registi di riferimento? E i film della vita?
Cassavetes e il suo modo di lavorare con gli attori mi ha influenzato molto, soprattutto per Sex Cowboys. Ovviamente il mio cinema è influenzato anche dai Dardenne, da Garrone, Aronofsky, Refn, Von Trier… il loro modo di utilizzare il reale per parlare di qualcos’altro stando a stretto contatto con i personaggi mi ha fatto vedere il cinema sotto un’altra prospettiva e ha aperto il mio modo di pensare le storie. Anche se ultimamente sono rapito dal modo di girare di Roberto Minervini. Sono rimasto fulminato da Louisiana e ho visto tutte le altre sue opere. Il suo modo di raccontare è davvero unico. Mi sembra il regista che, al giorno d’oggi, riesce a raggiungere il livello più profondo dell’essere umano e a comunicarlo in modo diretto.
Il film sta avendo un enorme successo, soprattutto se si considera la mancanza di una grossa distribuzione. Cosa pensi che abbia attirato il pubblico?
L’argomento del sesso on-demand ed il fatto che non sia mai stato trattato in modo così diretto e reale ha creato molta curiosità. Ma anche il fatto che Sex Cowboys è un film diverso: non è né la solita commedia né il solito film fatto di sospiri e silenzi. Quindi, anche prima che il film uscisse in Italia, molte persone mi scrivevano per chiedermi il link privato. Ma soprattutto devo ringraziare tutti portali di cinema che hanno visto e recensito il film in modo molto positivo apprezzandone il coraggio e la naturalità, facendo sì che le persone venissero a conoscenza del film e lo andassero a vedere.
Per la distribuzione ci appoggiamo alla piattaforma Movieday.it. Al momento abbiamo di nuovo Roma questo 13 marzo all’Apollo11 e Torino il 28 marzo al Cinema Massimo all’interno del Torino Underground Film Festival, ma chiunque sia interessato al film può creare un evento nella propria città semplicemente andando qua:
http://www.movieday.it/movie/index?movie_id=1121
e scegliendo gratuitamente e senza vincoli giorno e data della proiezione in uno dei cinema disponibili e collegati alla piattaforma. Ce ne sono oltre 230 sparsi in tutta Italia. E noi saremo felicissimi di venire a trovarvi.
GianLorenzo Franzì