Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, 21 marzo 2019
“Le Quattro Stagioni- From Summer to Autumn – From Winter to Spring” è uno spettacolo di danza creato dai coreografi Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi, fondatori della compagnia Arearea che lo interpreta sulla musica “Recomposed by Max Richter: Vivaldi – The Four Seasons” di Max Richter, importante compositore contemporaneo, allievo di Luciano Berio, fondatore dell’ensemble Piano Circus e autore, tra l’altro, di numerose colonne sonore di film e serie TV di successo.
Rappresentato solitamente in forma parziale, la sera dell’equinozio di primavera è stato proposto per la prima volta a Trieste nella sua interezza.
L’ampio palcoscenico del Politeama Rossetti è stato lasciato totalmente sgombro, privo di barriere visive atte a coprire la vista di un qualsiasi angolo. Due grandi generatori di vento posti in bella evidenza hanno condizionato i movimenti delle danzatrici che nella prima parte, dedicata all’Estate, hanno giocato con questa forza artificiale, costruita dall’uomo, a imitazione di uno dei quattro elementi essenziali, simbolica origine assieme all’acqua, alla terra e al fuoco, di ogni sostanza terrena.
L’Autunno ha visto le donne cedere il passo agli uomini, in un episodio che alla poesia lirica precedente fa seguire una più prosaica ironia giocata tutta con movimenti intessuti su un ritmo di alternanze che rende più serrato il senso di morbida fluidità offerto poco prima.
Nella seconda parte, lo spazio dedicato al periodo più freddo dell’anno si è espresso evidenziando i contrasti attraverso la prevalenza cromatica di bianco e nero da una parte e un’essenzialità nei movimenti dotati tuttavia di una forte energia interna, espressione di una potenzialità preparatoria all’esplosione di vitalità successiva, nuovamente colorata e idealmente carica dei profumi della Primavera e di una sensualità esuberante, sovrabbondante fioritura che già prelude a una nuova, prossima Estate.
Sono tutte suggestioni che ben si sono legate alla partitura di Max Richter, in cui pagine di ambient music ed elettronica si uniscono a brevi episodi tratti dall’universalmente nota partitura di Antonio Vivaldi, dando vita a una nuova opera che da quella forma si ispira per reinterpretarne il contenuto.
Le coreografie degli Arearea privilegiano e sottolineano infatti con maestria una dinamica d’assieme sincretica che, chiaramente definita anche quando i danzatori sono fra loro distanti, si esalta se essi sono più raccolti: è costante la sensazione di trovarsi di fronte a immagini pittoriche viventi, evocative risonanze di opere fondamentali nella storia dell’arte capaci di popolare la fantasia dello spettatore mescolando il passare dei secoli con lo scorrere del tempo al ritmo delle stagioni, in un fluire di movimenti che dal palcoscenico arrivano al pubblico alternando forza, allegria, intimismo e vitalità, in un’ideale unione tra spazio, tempo, storia ed energia.
Paola Pini