Martedì 19 marzo 2019 al Teatro Salieri di Legnago
È finito tra uno scroscio di applausi senza fine la magia che ha preso forma al Teatro Salieri di Legnago lo scorso 19 marzo. Questa splendida cornice teatrale ha ospitato il classico “I fratelli Karamazov”, messo in scena dalla Compagnia di Glauco Mauri e Roberto Sturno. Durante le due ore e mezzo di spettacolo gli otto attori hanno ricostruito l’opera massima di Dostoevskij riuscendo nell’arduo compito di mostrarci una pietra miliare della letteratura russa con annesse questioni filosofiche che il romanzo di fine Ottocento ci pone. Quale senso ha il perdono e la benevolenza? E quale il pentimento? Dio esiste? Qual è la differenza tra il desiderio di un omicidio e il suo compimento? E poi parole e parole sul libero arbitrio.
Tra inganni, sotterfugi, premonizioni e menzogne, questo lavoro impressiona e colpisce nel segno, tratteggiando quei tipi umani in cui lo spettatore non puoi esimersi dall’immedesimarsi, lungo linee di pensiero nitide e seguendo un filo teso come una corda di violino. Ivan, Aleksej e Dmitrij, tre figli diversi di uno stesso padre vizioso, ripugnante, ubriacone, avaro e vittima del giogo delle donne. Il dramma- come noto- culminerà nel peggiore dei modi tra cambi di scena e scenografie cangianti al gioco di luce e buio. Mirabili e indimenticabili il monologo sul Grande Inquisitore – palco al buio e volto illuminato in proscenio- e il finale, in cui un’idea di morte diventa atto, in cui un’ispirazione diventa omicidio e sangue, tra i fumi di un delirio. Questo lavoro, per la regia di Matteo Tarasco, offre gli stessi dubbi e le stesse domande che ci poneva il grande poeta dell’animo umano quale Dostoevskij: rispondere a questi quesiti è compito di ciascuno di noi.
Chiara Cataldo