A distanza di cinque anni dall’ultimo lavoro discografico esce “L’infinito” (lavoro che racchiude 12 brani inediti), il nuovo album di Roberto Vecchioni. E sembra essere davvero infinita la grandezza di questo artista, che con tutti i decenni di carriera che si trova alle spalle riesce ancora ad emozionare il suo gremito pubblico.
Perché è questa la grandezza di Vecchioni: non gli servono grossi acuti ed una forte estensione vocale per emozionare, ma lo fa semplicemente sussurrando e raccontando.
Vecchioni è affezionato a ogni singolo brano e di fatto prima di cantare racconta un aneddoto, citando trattati filosofici o letterali, che accompagna il pezzo e risulta tanto convincente quando racconta che quando canta.
Momenti toccanti soprattutto l’interpretazione di “Luci a San Siro”, del brano vincitore di Sanremo “ Chiamami ancora amore”, un vero inno all’amore eterno, anzi infinito, e anche il momento napoletano, avendo Vecchioni i genitori napoletani, sulle note di “Reginella”, dove tutto il pubblico ormai giunto alla fine del concerto, si è unito davanti all’artista intonando uno dei brani più conosciuti di sempre della tradizione partenopea.
Roberto non esclude argomenti slegati dal settore artistico, e racconta anche di fatti di cronaca, dagli eroi dell’attualità come il ragazzino che ha salvato la sua classe dal folle sul bus, non disdegnando anche lo sport e soprattutto, e come sempre, il professore più amato d’Italia ha trattato anche di filosofia, letteratura e storia, rendendo il concerto un evento non solo musicale, ma un qualcosa simile ad un’esperienza che ti arricchisce a tutto tondo, rendendoti migliore e a fine concerto ci si sente più ricchi in virtù di quest’esperienza.