Al Teatro Quirino di Roma, fino al 27 ottobre 2019
Spesso l’amore smodato per le proprie inclinazioni naturali è causa della rovina della nostra esistenza,non sapendo guardare oltre il limite di quanto ci si propone di realizzare per raggiungere gli scopi congrui con tali istintivi trasporti ai quali è legata la felicità con il godimento estatico del piacere. Questa osservazione sociologica c’è balzata prepotentemente in mente assistendo al dramma domestico del romanziere Valerio Primic che, dopo undici anni di matrimonio, ha creato un muro invalicabile con la moglie Rose che lo sente lontano e distratto, chiuso nel suo studio-biblioteca, senza nemmeno un rapporto dialettico con i figli Adele e Massimiliano, di cui non s’interessa se non talvolta per il loro mantenimento. Il suo amore è soltanto per la scrittura avendo vinto tre premi ”Strega”, causando il risentimento della moglie, una straordinaria ed inquieta Stefania Rocca,che avverte la carenza affettiva, non vedendolo e sentendolo più, dato che sovente s’addormenta in biblioteca per la stressante stanchezza di cogitazione elaborativa ed emendazione critica. Chi tenta di rimuoverlo dal suo asfittico torpore psicologico è la colf Bettina, resa con coscienza censoria da Monica Nappo, che origlia alla porta le sue liti con la consorte, considerandosi una di casa non ricevendo lo stipendio da un anno. Lei vorrebbe schiudergli gli occhi, ma nemmeno il coming out omosessuale del figlio che gli insinua pure dubbi sulla fedeltà della moglie con il fratello LUCA, come il rimprovero della figlia d’essersi dimenticato il suo compleanno,ottengono l’effetto sperato e solo la vendita della casa per far fronte ai numerosi debiti porta alla riscoperta dei valori primari e delle relazioni umane, anche se lui condanna la severità non lo si giudica visto che lui non lo fa con nessuno. I figli s’avviano verso la maturità e le scelte di vita grazie all’ingente guadagno ottenuto, tanto che Massimiliano progetta di dirigere un teatro ristrutturato ed Adele di lavorarci facendo nel contempo un figlio con lo stesso ricco impresario amato dal fratello, nonostante la subdola verità sia un’altra. Una breccia si fa largo nell’amore reciproco con i suoi due rampolli, mentre per aggiustare il fallimento matrimoniale non c’è, ahimè, più tempo e Valerio si lascia dolorosamente con Adele con un’ultimo ballo ossimorico rispetto a quello lieto del dimenticato matrimonio trascurato progressivamente.IL valido autore neorealista è il partenopeo Maurizio De Giovanni, mentre i figli censori sono Jacopo Sorbini e Paola Senatore, nell’interno borghese prima ricco di testi e manuali, poi spoglio perché inscatolati di G. AMODIO. La regia psicologica indagatrice è di A. GASSMANN. Fino al 27 c. m.
Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini