“SAY SAY TWO THOUSAND ZERO ZERO PARTY OVER, OOPS, OUT OF TIME / SO TONIGHT I’M GONNA PARTY LIKE IT’S NINETEEN NINETY-NINE” (da 1999)
Negli anni Ottanta il mondo della musica leggera è stato dominato da due figure agli antipodi tra loro, accomunate solamente dalla nazionalità a stelle e strisce e, purtroppo, dalla prematura scomparsa: Michael Jackson e Prince. Il primo, dopo lo straordinario successo di Thriller – l’album pop più venduto di tutti i tempi – si è un po’ smarrito, trascorrendo il resto del decennio vivendo di rendita e pubblicando solo un altro album, Bad, importante ma non all’altezza del predecessore. Prince, invece, dopo i fuochi d’artificio di 1999 ha saputo andare avanti coniugando qualità e quantità, inanellando un altro paio di capolavori (il successivo Purple Rain del 1984 e Sign o’ the Times, 1987) e mantenendo il resto della sua produzione su livelli elevati, almeno fino a Lovesexy (1988).
Il debutto di Prince Rogers Nelson (1958-2016) avviene nel 1978 con For You, e non è un debutto fortunato: il riscontro di pubblico e critica è modesto anche se l’artista, appena ventenne, mette già in mostra il suo eclettismo musicale e la sua natura di formidabile “tuttofare” desideroso di avere il controllo artistico totale delle sue opere (scrive musica e testi, suona tutti gli strumenti, arrangia, produce…). Con il successivo Prince (1979) le cose vanno un po’ meglio, anche perché in scaletta ci sono pezzi di maggior immediatezza rispetto a quelli di For You, a partire dal brano di apertura I Wanna Be Your Lover. Il decennio magico si apre con Dirty Mind (1980), il primo album di un certo spessore, che fa segnare la netta crescita artistica del “genio di Minneapolis”; pur mancando singoli di rilievo, si capisce come qui si cominci a fare sul serio, con una decisa volontà di sperimentare e alzare l’asticella. L’universo artistico e tematico di Prince inizia a prendere forma, e colpisce la sua disinvoltura nel muoversi con uno stile personalissimo tra i generi più disparati della musica black (soul, funk, r&b, blues), senza dimenticare la sua anima rock, esaltata da un talento cristallino per la chitarra elettrica, suo strumento prediletto. Il “politicamente scorretto” Controversy (1981), trainato dalla title tack, è insieme una prosecuzione di Dirty Mind e un’anticipazione dell’imminente capolavoro in arrivo.
E’ il 1982, ma per noi è anche il 1999: con questo album, il suo primo doppio LP, Prince si guadagna meritatamente un posto nella Storia, e raggiunge anche la top ten della classifica USA. Ad accompagnarlo, per la prima volta, i The Revolution, la sua fidata band di supporto (tra i vari membri del gruppo anche le mitiche Wendy & Lisa), che gioca un ruolo tutt’altro che marginale nel contribuire al successo di questo e dei dischi a seguire (Purple Rain su tutti). 1999 è un vero e proprio caleidoscopio di suoni e visioni, un disco fragoroso, esagerato, epocale. Un’opera che, per la sua debordante creatività e il suo incredibile concentrato dei migliori sapori della black music, regge il confronto con un altro grandissimo doppio album uscito nel decennio precedente: Songs in the Key of Life di Stevie Wonder, e scusate se è poco…
L’inizio dell’album è folgorante, con la fantascientifica e trascinante 1999, seguita immediatamente dalla sensuale Little Red Corvette: due hit che, da sole, varrebbero già il prezzo del biglietto. Ma il resto non è da meno, e ce n’è per tutti i gusti: dal blues di Delirious alla maratona funky di D.M.S.R (dance, music, sex, romance: il manifesto esistenziale di Prince!), senza dimenticare il crash della mente/computer maschile di Something in the Water, l’irresistibile funky-dance di Lady Cab Driver (con incluso assolo chitarristico, tanto per gradire), l’ipnotica All the Critics Love U in New York e, naturalmente, le ballate: il delicato falsetto di Free e il magico volo finale a bordo del ”Seduction 747” con l’eterea International Lover, in cui il comandante Prince porta l’ascoltatore definitivamente in quota e lo lascia lì sospeso, in attesa di vivere un nuovo stato di grazia simile (basterà attendere il disco successivo: Purple Rain…).
Dopo decenni di immobilismo pressoché totale nel catalogo Warner Bros di Prince – catalogo che include quasi tutti i dischi più importanti dell’artista – in cui, a parte le solite, curatissime ristampe giapponesi c’è davvero poco da segnalare, finalmente qualcosa si è mosso, e ci si è decisi a dare una bella rinfrescata (e che rinfrescata!) all’ambiente, cominciando proprio dalla stanza più bella e luminosa del “castello-Prince”, cioè 1999. La data “x” da segnare sul calendario è venerdì 29 novembre: in quell’occasione sarà finalmente disponibile la ristampa dell’album in tre edizioni diverse (“Remastered”, “Deluxe” e “Super Deluxe”). L’edizione “Super Deluxe” da 5CD (o 10LP), vera e propria manna dal cielo per i fan più accaniti e per i completisti, oltre al disco originale rimasterizzato e al disco con i vari mix promozionali e b-sides dell’album include moltissimi inediti recuperati dai leggendari archivi di Prince e, se non bastasse, c’è anche un DVD contenente la registrazione inedita di un concerto del tour di 1999 risalente al 1982: un’ulteriore chicca, considerando che la discografia ufficiale di Prince comprende appena tre album dal vivo in quasi quarant’anni di carriera.
Francesco Vignaroli