Ascoltandoli mi è venuto in mente il filosofo Arthur Schopenhauer (tra l’altro citato in una loro canzone), che considerava la bellezza una lettera “di raccomandazione aperta”. Raccomandazioni che arricchiscono la comunicazione tra persone. I protagonisti che oggi mi fanno sviluppare questo pensiero sono i jazzincase, progetto musicale nato nel 2016, che si fonda e affonda le proprie radici nello smooth jazz e che ne sperimenta continuamente la versatilità strumentale e comunicativa attraverso non solo i brani inediti, ma anche cover di brani noti nel panorama musicale, arrangiati da loro nuovamente, in una chiave ricercata e personalizzata. Jazzincase è composto da Kiki Orsi alla voce, Luca Tomassoni al basso e contrabbasso e Claudio Trinoli alla batteria. Il 22 novembre 2019 è uscito in digitale “The Second” (Irma Records), il loro secondo album, anticipato dal singolo “Beautiful like me (a paper doll)” il 15 novembre 2019 e del quale si può visionare anche il videoclip su Youtube. Dei ragazzi meravigliosi, che mi hanno insegnato che in un’epoca così complessa è possibile ancora parlare di bellezza. Ma soprattutto che mi hanno fatto osservare quello che oggigiorno sottovalutiamo molto, ossia, che una delle cose più belle della vita è quando tre persone amiche condividono una passione. Questo qualcosa diventa speciale quando di mezzo c’è l’arte, perché proprio questa nasce dal bisogno di esprimersi, comunicare e condividere. Ciò diventa ancor più importante quando, un insieme di artisti, si uniscono per un unico fine. Nasce così una grande opera e in questo contesto un bel disco come “The Second” (non dimenticando il loro primo album dal nome “Bonbon City” uscito sempre per Irma Records a marzo del 2018), in cui hanno collaborato grandi musicisti/amici come Toti Panzanelli (chitarra), Alessandro Deledda (piano e tastiere e arrangiamenti), Luca Scorziello (percussioni), Eric Daniel (sax), Massimo Guerra (tromba), Emanuele Giunti (piano), Giovanni Sannipoli (sax), Peter de Girolamo (piano, tastiere e arrangiamenti) e ancora il produttore/arrangiatore/compositore Nerio Papik Poggi. “The Second” include sei editi e cinque inediti e per questi ultimi la protagonista indiscussa è la bellezza. Ma facciamoci raccontare un po’ di questo grande lavoro direttamente da loro:
Innanzitutto, buon pomeriggio e benvenuti al Corriere dello spettacolo. “The Second”, su cui vi faccio i miei complimenti, è il vostro secondo disco. Come sono nati i jazzincase e cosa ha unito il vostro gruppo?
Questo, più che essere un gruppo musicale, è un progetto che si fonda e che attinge le sue radici nello smooth jazz. Ci ha unito proprio questo” non considerato genere di musica” dagli Americani (anche se origina proprio li). Possiamo definirlo una fusion di generi che si possono mescolare tra di loro, ma sempre accompagnandosi al jazz. Infatti, in “The Second”, come già nel nostro album precedente “Bonbon City”, si possono trovare, oltre all’inevitabile zampata jazz, anche : il pop, un po’ di rock, la lounge, lo swing, la bossa.
Le tematiche affrontate nei testi degli inediti contenuti nel disco sono: la bellezza e l’amore. Parliamone. Mi raccontate dell’interpretazione che ne date e come vogliono raccontare nella poetica dei jazzincase?
La bellezza, così come l’amore, ha tantissime sfaccettature. Innanzitutto la bellezza di stare insieme e di portare avanti questo progetto dal 2016, nonostante la fatica, con grande lavoro, fermento e speranza – anche questo fa parte della bellezza della vita. Poi, a proposito delle cinque bellezze che vengono declamate all’interno del nostro ultimo album, esse sono dovute ai cinque inediti che richiamano a cinque modalità per esprimere la bellezza differenti. Il primo singolo è uscito il 15 novembre: “BEAUTIFUL LIKE ME (A PAPER DOLL), per il quale, tra l’altro, è stato realizzato un videoclip che si può vedere su YouTube. Il brano parla della nostra personale bellezza, l’unica che dovremmo considerare. Tratta di come ,sempre di più, le giovani ragazze/i hanno disturbi alimentari, sia che si tratti di anoressia o bulimia. Tutto questo, spesso, nasce per emulare effimeri modelli patinati, e non potendoli raggiungere, danneggiano drasticamente la propria salute psico-fisica. Ed è proprio ” la ragazza di carta” che racconta della sua prigione, del suo dover essere molto esile per mantenere il suo clichè di successo mediatico ed estetico come modella o indossatrice. Di dover fare diete estenuanti e ancora di come non possa vivere una vita “normale”. È vero che rappresenta, per la gente comune, la bellezza estetica assoluta, ma in realtà vivono di costrizioni, non hanno la libertà di vivere come tutte. Il fine del brano è il messaggio che la ragazza della carta patinata vuole dare alla ragazzina che non c’è più o a quella che si sta ammalando di anoressia o bulimia: la libertà di essere come natura ha voluto per ognuno di noi che è la vera bellezza. Troviamo poi “COVER ME”, che parla due volte della bellezza per due concetti diversi. Il brano è nato perché una notte è arrivato a Kiki un sms da un numero sconosciuto che citava: “Vorrei essere il tuo lenzuolo per poterti avvolgere stanotte, amore mio.” Ma in realtà per errore, perché non era indirizzato a lei. Un messaggio che parlava d’amore, inaspettato e che si frappone, nello stesso testo, alla bellezza ed il coraggio di lasciare libera una persona di essere se stessa in ogni momento della relazione sentimentale. E poi ancora “MISSIS HYDE”, che racconta della bellezza di non cadere nella rete di una vita semplificata, solo in apparenza, dall’utilizzo di sostanze stupefacenti ma sempre proterva, se mai, nella ricerca del vero senso della vita. Se Missis Hyde ti chiede di guardarla in faccia e di cadere quindi nella sua trama intrigata e malefica, voltati ,non permettendole di avvicinarsi o istigarti. Questo brano è stato appositamente scritto e cantato in lingua francese, per dare più forza all’interpretazione. Un’altro brano inedito è “C’EST UN CHAT! (PROBABLE)”.Ddedicato alle donne, alla loro bellezza interiore, alla loro forza e a come riescano sempre ad affrontare e superare il dolore dei momenti difficili, senza mai dimenticare di averli vissuti. Le stesse riescono sempre a rialzarsi e andare avanti nella vita. Infine “THE GAME” che parla del bello di rincontrare l’amore: ogni volta la gioia di ricominciare a giocare con lo stesso entusiasmo di sempre. E di ballare.
Mi raccontate un po’ il dietro le quinte del lavoro. Come avete lavorato per realizzare questo disco?
Inizialmente è stato un lavoro di scelta dei brani editi che volevamo arrangiare nuovamente tra quelli da noi molto amati, e non è stato semplice. Poi c’è stata la ricerca della giusta scrittura dei testi, soprattutto da parte di Kiki, la cantante, che è anche autrice e di seguito siamo arrivati alle registrazioni, avvalendoci di collaboratori, musicisti importanti per il progetto che si annoverano tra i nostri amici quali: Toti Panzanelli alla chitarra, Peter de Girolamo per gran parte degli arrangiamenti e in parte ai pianoforti e tastiere, Alessandro Deledda per l’arrangiamento di “Cover me” e pianoforti, Eric Daniel e Giovanni Sannipoli ai sax, Massimo Guerra alla tromba, Emanuele Giunti al pianoforte di “Every breath you take”, il produttore e arrangiatore Nerio Papik Poggi per l’arrangiamento di un brano importante nella scena musicale internazionale come “Slave to the Rhythm”. Dopodiché il nostro bassista Luca Tomassoni ha missato magistralmente tutto l’album fino alla masterizzazione di Max Paparella.
Inutile dire che tutto questo percorso è stato sublimato da risate, pensieri comuni, osservazioni, vino rosso e del buon cibo cucinato per noi da Laura, la moglie del batterista. Abbiamo passato le ore in sala prove per realizzare “The Second” e come nel “Sabato del villaggio” ci siamo divertiti e applicati moltissimo. È stato un anno intenso. Abbiamo disfatto brani apparentemente finiti per rifarli da capo perché volevamo che ci soddisfacessero fino in fondo, fossimo certi di ciò che la nostra musica dovesse trasmettere sia stilisticamente sia nelle liriche che nell’interpretazione di ogni singolo strumento.
Farete dei concerti?
Una vera e propria tournée non l’abbiamo programmata. Abbiamo delle date in Italia che vengono notificate sulle nostre pagine Facebook e Instagram (jazzincase.it) quindi invitiamo a cliccare sulle pagine per avere notizie “live” di noi.
Voglio chiudere questa intervista con un mio pensiero su “The second”, un album che ho ascoltato e che mi ha lasciato meravigliato, perché ho sentito l’amore che c’è dietro a questo lavoro, composto di tante collaborazioni. La mia meraviglia, inoltre, sta nel fatto che parlando delle varie sfaccettature, interpretazioni sulla bellezza, ognuno degli argomenti e temi sono stati trattati con delicatezza, sensibilità, mai in modo esasperato e senza mai violentare le tematiche toccate. Questo non è facile, significa essere molto accorti verso il mondo degli altri. Tutto ciò rende “the Second” un disco sublime da un punto di vista estetico. Da persona che si occupa d’arte, collegandola all’estetica filosofica, non può passarmi inosservato e non posso, oltremodo, io stesso, evitare di sottolineare la bellezza e sublimità del progetto jazzincase. Al contempo, da personalità di filosofia pratica, interessata alla consulenza della persona, mi permetto di dire che questo album può dare molto alle persone che soffrono proprio per le tematiche in esso trattate.
Giuseppe Sanfilippo