Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Bartoli, dal 18 al 23 febbraio 2020
Chi siamo noi?
Quanto è alto il livello di condizionamento che subiamo da chi ci circonda e dall’ambiente in cui viviamo, sia esso fisico o relazionale?
Siamo in grado di resistere alle etichette che altri ci appiccicano addosso ma che non riconosciamo essere parte di nostre caratteristiche, o piuttosto restiamo passivi di fronte a un rimodellamento indotto da chi ci giudica, senza riuscire a comprendere la nostra interiorità più profonda, la nostra più intima complessità?
“Un intervento” di Mike Bartlett, affermato autore britannico classe 1980, viene messo in scena per la prima volta in Italia grazie alla traduzione di Jacopo Gassman e prodotto dal CSS – Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia per la regia di Fabrizio Arcuri.
La scenografia, di Luigina Tusini che appare e scompare tra un episodio e l’altro per allestire di volta in volta lo spazio, è ridotta al minimo e, assieme ai costumi che ne ripetono il tema e il colore, varia in ognuno dei cinque brevi atti.
In una terra di nessuno, posta tra la platea e un piccolo palcoscenico allestito al centro della scena, si confrontano due personaggi, A (Rita Maffei) e B (Gabriele Benedetti), amici da alcuni anni, capaci di accettare le rispettive differenze che considerano fonte di arricchimento per il loro rapporto.
Per tutta la durata dello spettacolo si spostano portandosi appresso e posizionando ai propri piedi dei cartelli che richiamano alla mente quelli usati per identificare gli elementi da segnalare sulla scena di un delitto.
Ma un giorno, assieme a una modificazione non trascurabile degli equilibri interni alla coppia di amici, un evento esterno al loro piccolo mondo quotidiano viene percepito come causa scatenante, piccola crepa capace di mettere in crisi il loro rapporto: l’intervento militare del loro paese in una guerra in Medio Oriente, di fronte al quale A e B prendono posizioni discordi, ma soprattutto si sentono diversamente coinvolti.
Ecco allora che la rappresentazione che ognuno ha dell’altro, energica A, rasserenante B non sembra essere più sufficiente per mantenere viva la continuità di un rapporto e B, poco a poco, si defila.
Per sopravvivere in una realtà che ci appare sempre più complessa, abbiamo rinunciato a
compiere lo sforzo non agevole di percepirla nella sua totalità, accontentandoci di decodificare isolati atomi; la qual cosa, di per sé, non sarebbe un problema.
Ma l’errore fatale che compiamo subito dopo è il considerare la parte per il tutto, abitudine consolidata da una società che induce a illudersi di risolvere così i problemi che di volta in volta si presentano perdendo in realtà, assieme alla visione generale e a un irrealizzabile controllo su di essa, la possibilità di immaginare il proprio futuro.
Privi di punti di riferimento stabili fuori di noi, viviamo la parallela perdita di sicurezza interiore e in perenne equilibrio precario, ci specchiamo vedendo di fronte a noi un volto disgregato, simile ai ritratti di Pablo Picasso, e anziché ribellarci lo accettiamo passivamente, cerchiamo di somigliarvi sempre più come tanti camaleonti finché qualcosa di veramente forte che ci colpisce direttamente e con violenza, provoca quel terremoto interno che ci pone di fronte al bivio fondamentale di ogni esistenza dandoci la possibilità di ricomporci e agire per noi stessi e per gli altri… o di distruggerci definitivamente.
Paola Pini
Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Bartoli
dal 18 al 23 febbraio 2020
Un intervento
di Mike Bartlett
traduzione Jacopo Gassman
regia Fabrizio Arcuri
con Gabriele Benedetti e Rita Maffei
scenografa Luigina Tusini
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG