Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 20 al 23 febbraio 2020
Al Rossetti di Trieste ritorna il Musical con “Pinocchio Reloaded”, produzione di Show Bees e FATTORE K con la regia di Maurizio Colombi.
Nel foyer del teatro quattro banner accolgono il pubblico all’ingresso in platea; su ognuno campeggia un imperativo: “vivi”, “osa”, “scegli”, “ama”.
In palcoscenico, con una struttura suddivisa in modo netto da una sorta di capitoli, la vicenda narrata inizia con la chiusura di uno spettacolo basato sulla versione originale di Carlo Collodi e prosegue immaginando quel che sarebbe potuto accadere se il burattino, impersonato da Jordan Carletti, non fosse stato distrutto a seguito della trasformazione in “bambino vero”, ma riapparisse all’improvviso dopo essere stato dimenticato in un baule tra l’attrezzeria di un teatro.
Il viaggio iniziatico del protagonista prende le mosse anche qui dal suo sentirsi diverso, ma non perché di legno, quanto piuttosto per essere privo di fili necessari a sostenerlo e a indirizzarne i movimenti, chiave di lettura tratta dal celeberrimo concept album scritto da Edoardo Bennato e uscito nel 1977.
Le coreografie e la drammaturgia prendono spunto in primis proprio dai testi e dalla musica di “Burattino senza fili”, per arricchirsi di spunti suggeriti da molte altre raccolte, utili allo sviluppo della vicenda; ecco quindi brani tratti da “L’uomo Occidentale”, “Il Paese dei Balocchi”, “Pronti a salpare”, “Le ragazze fanno grandi sogni”, “Afferrare una stella”, “Non farti cadere le braccia”, “La Torre di Babele”.
Pinocchio aspira a diventare come Arlecchino e i numerosi suoi fratelli burattini, controllati come un tempo da Mangiafuoco. Mentre si avventura alla ricerca di ciò che non ha mai avuto, scopre che tutti i personaggi sono profondamente cambiati: Lucignolo (Silvia Scartozzoni) è una ragazza, Mangiafuoco (Gianfranco Phino) una drag queen, Geppetto (Giancarlo Capito) un adulto,che si improvvisa biker per esorcizzare il naturale invecchiamento, affetto quindi dalla sindrome di Peter Pan (presente anch’egli assieme a Capitan Uncino e a Spugna).
Ovviamente non possono mancare il Grillo Parlante (Giosuè Tortorelli) che gli si presenta in sedia a rotelle, conseguenza della martellata subita a suo tempo, il Gatto (Giada D’Auria) e la Volpe (Jessica Francesca Lorusso) divenute influencer.
I fili con cui ognuno di loro convive sono la rappresentazione visibile di costrizioni interiori, frutto del condizionamento sociale e del bisogno di non essere liberi per non trovarsi costretti alla responsabilità, fattore che comunque lega e indirizza le scelte individuali.
Alcuni sono manovrati da ulteriori cavi provenienti dall’alto, occasione per improvvisare divertenti o delicate danze aeree; per tutti la possibilità di percepirne altri, questa volta immateriali.
Si sviluppa così un percorso che, attraverso nuove esperienze e relazioni diverse con gli stessi interlocutori conosciuti nella vita precedente, porterà Pinocchio verso un’altro livello di conoscenza, consistente nell’accettazione serena di costrizioni accolte questa volta con consapevolezza.
“ Se non conosci i tuoi fili, non conosci te stesso”.
I quattro imperativi incontrati prima dell’inizio, assumono all’uscita un altro aspetto, sembrano non imporre più una volontà esterna e gli ordini si trasformano in inviti ad affrontare quel che ci viene incontro con la padronanza raggiunta dalla capacità di riconoscere i potenziali pericoli della vita.
Il gatto e la volpe, non più assassini, hanno forse perso un po’ del potere malvagio che avevano un tempo.
Paola Pini