E d’improvviso uno dei nostri eroi di infanzia, il cane lupo Balto, si svelò un imbroglione. Non per colpa sua, ovvio. I cronisti dell’epoca gli attribuirono tutto il merito di quella miracolosa spedizione condotta a staffetta da cani da slitta e i loro “musher”, che nell’inverno del 1925 a Nome, in Alaska, salvò la vita a tantissimi bambini della cittadina, colpiti da un’epidemia di difterite. Con una bufera tremenda, le slitte, i cani, e i loro padroni furono l’unico strumento possibile per percorrere circa 1000 km e recuperare il siero con l’antitossina. Ma se Balto fu il cane che portò a termine il compito, percorrendo l’ultimo tratto di 50 km, il merito maggiore di un’impresa di tale portata eroica, appartiene a Togo, il cane capitano della slitta di Leonard Shepard, che corse in mezzo alla tempesta di neve e vento per ben 425 km.
Togo è un film necessario che dialoga, attraverso i codici della fiaba disneyana, con il tempo presente che stiamo vivendo. Non tanto e non solo per le inevitabili connessioni tra epidemie, quella di difterite a Nome, e quella di Covid in Italia e in tutto il mondo, quanto piuttosto per la narrazione di eroismi giaciuti, provvidenziali, ma privati e personali, che rimangono dietro le quinte del palcoscenico su cui campeggiano i titoloni delle prime pagine dei giornali, o altre figure di spicco e con cariche maggiori di responsabilità. Gli eroi silenziosi sono quelli che compiono il loro dovere per una passione profonda verso la loro vocazione e soprattutto verso l’essere umano. Si muovono per amore, non per gloria. È l’amore verso il suo padrone che, di fatto, muove le azioni di Togo, il cane protagonista di questo film, e lo rende cocciuto e testardo, nonostante quell’essere umano amato abbia tentato di disfarsene quando era ancora un cucciolo, in tre occasioni: la prima, già alla nascita, quando lo spirito norvegese di Leonard, che risolve i problemi “con una pallottola”, avrebbe spinto ad eliminare quel cane, perché malato di un cuore debole. Sarà la moglie, che invece si pone di fronte ai problemi usando il cuore, a convincere il marito a lasciarlo in vita. Le altre due volte, a causa dell’indisciplina del cane, Leonard tenta di liberarsene donandolo ad altri padroni. Ma Togo farà sempre ritorno. E si rivelerà il miglior cane capo slitta di quegli anni. Non solo veloce, ma capace di condurre e guidare. Togo ha il “cuore di un sopravvissuto”. E il cuore di un sopravvissuto è capace di imprese eroiche, imprese di salvezza.
Togo è il racconto di un’amicizia tra uomo e cane. Un racconto di fiducia e di obbedienza. Per chiunque abbia avuto un rapporto speciale con un cane, sarà impossibile non farsi coinvolgere empaticamente da questa storia, che ha momenti di forte impatto emotivo, raccontati senza scadere nella retorica, ma con la avvolgente semplicità della fiaba. Togo è la storia di un amore profondo e fedele, è la storia di un atto di eroismo solitario, senza applausi, senza pubblico, senza statue a Central Park. È l’epopea segreta e coraggiosa della missione esistenziale, la sfida della vita che attraversa raffiche di vento e corre labile su lastre di ghiaccio che vanno in frantumi. È l’epica di un atto d’amore, che compie miracoli in silenzio, con sguardi, leccate e sospiri nella notte, con ringraziamenti che rimangono nascosti nell’intimità di un focolaio di una casa in Alaska, e avvinghiati nel cuore di chi sa, e sa accoglierli per renderli eterni.
Simone Santi Amantini