NOTE DI REGIA
LITURA s. f. [dal lat. litura, der. di linĕre «ungere, spalmare», part. pass. litus]. – Termine con cui i Romani indicavano la cancellazione dello scritto (su tavolette di cera rispalmando, su iscrizioni tombali con scalpello etc). Nel linguaggio dei filologi: cancellatura su codici. Primo movimento, preludio a un progetto omonimo e più ampio. Principia così: un teatro vuoto. Uno spazio scenico deserto. Una camera che lo riprende in diretta, h24, ininterrottamente. Un contatore che segna mesi, giorni, ore, minuti e secondi. Tutto il tempo trascorso dal momento in cui quello spazio è rimasto vuoto, disallestito, abbandonato. Chiunque desideri potrà vederlo in diretta streaming, a qualsiasi ora del giorno e della notte, il contatore avanzerà e quello spazio vuoto sarà lì, a portata di sguardo, tutto il tempo, in ogni momento più carico di assenza. Ci sveglieremo e sarà lì. Andremo a letto e sarà lì. Consumeremo i pasti, faremo docce, azzarderemo le prime spedizioni oltre la spesa e quello spazio vuoto sarà lì tutto il tempo, accessibile solo attraverso uno schermo. Dentro di noi sapremo sempre che in qualsiasi momento ci si potrà collegare e vederlo. Tanto più calmo e angoscioso quanto più frenetico e falsamente entusiasmante sarà il resto. E lui ancora lì, sempre vuoto. Carico quasi di minaccia: restare così, deserto? Per sempre? Autonomo e autosufficiente? Un raggio di sole piovuto per caso di giorno da una finestra e di notte appena un piccolo neon di servizio? O forse tutto questo assurge al rango di proposta? Da intendersi magari come un vero e proprio atto di scelta, una scelta – non un grido di aiuto, non una reazione indignata, non il lancio dell’ennesimo allarme inascoltato. In questi albori di secolo in cui lo sciamare dei discorsi punge i nostri timpani col suo incessante ronzio – teorie allo stadio terminale, visioni ormai cieche, opinioni tirate col dado – ci si propone di guastare l’apparato, sabotare la macchina ormai fuori controllo. Anziché sfinirsi nel tentativo di rianimare una presenza ormai svalutata, evaporata, fantasmatica, più mediata e ineffettuale che mai, percorrere piuttosto la via inversa: atto di sottrazione, segno meno, pigiare il tasto OFF, staccare la spina. Uno spazio deserto, disallestito, svuotato, in cui non ci sia altro che il niente. Illuminato e muto. Immagine vuota, pagina bianca. Scacco matto all’occhio che guarda e nulla trova. Si aspettava di godere della visione ennesima di questo e di quello, di riconoscersi in esso, di fare un, due, tre, stella. E invece no. Non c’è niente
da vedere. Di fronte al quel vuoto, l’occhio si accorgerà man mano che non guarda: è guardato. Braccato inogni momento da uno sguardo senza interruzione, da invisibili occhi di Medusa a disturbargli il corso dei pensieri, fargli peso nella pancia, ossessivamente ritornare senza più controllo. E poi? Cosa? Il contatore. 57, 58, 59.
Alessandro Paschitto
LO SPAZIO OSPITE
L’Asilo si interroga da sempre su forme di sostegno agli artisti incentrate su pratiche solidali, scambio di competenze e messa in comune dei mezzi di produzione, creando logiche di produzione sganciate dalle leggi di mercato e dalle politiche culturali di consumo. In questa direzione sostiene e collabora al progetto LITURA come azione politica. Si è scelto il teatro dell’Asilo perché questo teatro, uno spazio pulsante della città, della rete nazionale e internazionale dei beni comuni, aperto, interdisciplinare, in questo periodo sarebbe stato attraversato da spettacoli, residenze teatrali, seminari, la Scuola Elementare del Teatro, concerti, assemblee, eventi culturali di ogni genere. Ciò nonostante l’Asilo non è solo uno spazio fisico, ma una comunità che continua a dotarsi di spazi di sperimentazione artistica e politica. Attualmente l’edificio è vuoto, ma continuano a tenersi online le assemblee ed i tavoli di lavoro. Nello specifico LITURA si innesta nel ragionamento di un tavolo chiamato Arti Virali, un esperimento artistico a più voci, interdisciplinare e interdipendente, che utilizza lo strumento multimediale del web, non come surrogato di ciò che si sarebbe fatto diversamente in un altro momento, ma per far sollecitare l’immaginazione dalla situazione attuale e dai mezzi e dalle opportunità che offre. Un progetto che come tutte le attività dell’Asilo, è aperto a chiunque
fosse interessato. Il NON debutto di LITURA è fissato al primo maggio, la festa dei lavoratori e delle lavoratrici, come data simbolica per porre un punto sulla assenza dei teatri e di chi lavora nell’arte, nella cultura e nello spettacolo da qualunque ragionamento istituzionale. Un’inquadratura fissa nella quale far risuonare il silenzio dell’attuale stato dell’arte.
La comunità de l’Asilo – exasilofilangieri.it
ALESSANDRO PASCHITTO – BIO IN BREVE
FORMAZIONE
Attualmente al secondo anno del Corso Regia della Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano, è diplomato come attore al Teatro Elicantropo di Napoli (con Carlo Cerciello) e come mimo all’ICRA PROJECT del M° Michele Monetta (tecnica Decroux-Lecoq, voto: 9/10), ha studiato drammaturgia teatrale con Massimo Maraviglia, sceneggiatura cinematografica con Iole Masucci (ASCI Scuola di Cinema) e commedia dell’arte antropologica con Luca Gatta.
ESPERIENZE PROFESSIONALI
Vince per due volte il bando Dominio Pubblico (2019: allestimento, 2018: nuova drammaturgia) con Pulcinella morto e risorto (di cui è regista, drammaturgo e attore). Selezionato per il Bando Autori Under 40 della Biennale di Venezia 2018, Sez. College Teatro e finalista al PNA 2018 Premio Nazionale delle Arti, sez. Regia (Accademia S. D’Amico) col progetto ABC della fisica (di cui è regista e autore). Si dedica dal 2015 al 2018 all’insegnamento curricolare ed extracurricolare di “Teorie e prassi di scritture per la scena” presso il Liceo Classico-Scientifico “V. Imbriani” di Pomigliano D’Arco. Nel 2017 vince il Premio Rebù per 2×2 Gentiluomini da W. Shakespeare (attore, regista e drammaturgo). È in tournée nazionale come attore con Le 95 tesi. Una storia di Lutero, del collettivo Teatro in Fabula (2015/2017: Roma, Firenze, Verona, Milano, Torino). È attore al Napoli Teatro Festival con Jamais vu di E. Di Pietro (2015) e con Just di Ali Smith regia Pina Di Gennaro (2010). Due volte a Belgrado (2010, 2013) per il POK (Olimpiadi della cultura di Palilula) con lavori da lui scritti, diretti e interpretati. Lavora con Carlo Cerciello come attore nel 2015 (Saggio sulla lucidità di Saramago), nel 2013 (C’era una volta il ‘68) e con Paolo Coletta (Toledostrasse, 2013). Il suo corto Un Gioco. Promessa e svolta (2013) è selezionato per il Positano Teatro Festival.