La storia millenaria di Casa Savoia ci induce a riflettere sulla sua dinastia dominante nella parte nord occidentale dell’Italia, iniziando dai Capostipiti Conti di Savoia (dal 1003 al 1416), Duchi di Savoia (dal 1416 al 1720), Re di Sardegna (dal 1720 al 1861) fondando il Regno d’Italia e l’unificazione, questo come nota introduttiva.
Ora proviamo a parlare di un trentacinquenne, età alquanto giovanile, ma non per quell’epoca, poiché il Duca Emanuele Filiberto lascia la natia Chambery (Francia) per entrare trionfalmente in Torino insieme alla sua consorte, la principessa Margherita di Valois, dopo il trionfo della battaglia presso la città fortificata di San Quintino, unico sbarramento per la via verso Parigi. Quella vittoria del 10 agosto 1557, giorno di san Lorenzo, fu un passo decisivo per le guerre tra la Spagna e la Francia per il dominio dei suoli italiani. Il Duca, a capo dell’esercito ispano-sabaudo con i suoi contingenti scontrandosi con l’esercito francese, riuscì nell’impresa, facendo prigioniero il maresciallo Montmorency, garantendo agli Stati Savoia la loro sovranità sul dominio francese; per il successo avvenuto, il Duca Emanuele Filiberto fece erigere in nome del Santo una grande chiesa ubicata ancor oggi nel centro di Torino.
La figura dell’illustre personaggio, portò “aria nuova” al popolo piemontese, con il suo spostamento trasferì anche il suo Ducato in città, facendolo diventare la prima capitale d’Italia, portando con sé una delle più importanti reliquie cristiane: Il Santo Sudario, che dopo il suo lungo peregrinare trovò anch’esso la sua ubicazione, se pur provvisoria, nella cappella di San Lorenzo. Per tutti i piemontesi, il Duca Emanuele Filiberto fu chiamato “Testa di Ferro”, appellativo dovuto al suo carattere, ottimo combattente e appassionato praticante dell’Alchimia in una città che già muoveva le sue basi esoteriche, fece sostituire il latino con l’italiano come lingua della pubblica amministrazione e della giustizia nei suoi domini cisalpini.
Daniele Giordano