«Una cosa preziosa rimane preziosa anche se ricoperta di fango. Un tesoro annegato in mezzo al mare e coperto di melma, nonostante i secoli, rimane incessantemente un tesoro. Tante volte, in vita sua, la signora si è sentita ricoperta dal fango e dalla melma». Questa frase si riferisce alla protagonista del romanzo di Marco Ponzi, L’accento sulla A, pubblicato da Edizioni Il Foglio. Si tratta della storia di Felicita, che iniziamo a conoscere in apertura di romanzo, ma che poi approfondiamo grazie ad una narrazione che parte da lontano. Felicita è una bimba bella e gioiosa, tanto attesa dai genitori, ma una malformazione congenita rappresenterà per lei una vera e propria condanna ai pregiudizi, all’isolamento, con la conseguente necessità di lottare per la propria libertà e affermazione. Il primo ostacolo di Felicita sono proprio i genitori, Amalia e Camillo, due persone che stanno insieme più per convenzione che per vero amore: «Non una parola di troppo, soltanto quelle necessarie. Se qualcuno avesse potuto assistere alla loro vita dall’interno della loro abitazione avrebbe notato molta freddezza, mai uno slancio di passione incontrollata; sembravano, i due, vivere in un’altra epoca, un’epoca di lavatrici ma non di lavastoviglie, di fornelli a gas ma non di impianti di condizionamento, insomma, un tempo presente ma vissuto al passato». La nascita della bambina è vista, come per tutti i genitori, con felicità, e per questo motivo la chiamano Felicita, ma ben presto le cose iniziano a cambiare, proprio a causa di quella strana malformazione congenita che la bambina presenta sul collo. Una situazione che non sarà mai accettata dalla famiglia, in particolar modo dalla madre, che non mancherà di punire la figlia solo per il desiderio di voler realizzare i suoi sogni. Nonostante le difficoltà, i pregiudizi, l’emarginazione e la carenza di affetto, Felicita riuscirà a raggiungere degli importanti traguardi e a trovare una persona che ha saputo amarla sinceramente. E ora che è in età avanzata vive di ricordi, ma anche di orgoglio per una vita passata a lottare: «Sui comò, sulle credenze e su altri mobili, si potevano osservare cimeli del passato artistico di Felicita, ma erano perlopiù nascosti. Parti di abbigliamento rimanevano occultate negli armadi, alcune foto, le più mostrabili, la ritraevano nei suoi anni di giovinezza con poco indosso. Non che se ne fosse dovuta vergognare adesso, ma nessuno può essere orgoglioso di ogni singola ora della sua esistenza; quest’ultima può essere forse definita compiuta e soddisfacente nella sua totalità, ma nelle proprie singolarità, le ombre, a volte, prevalgono sulle luci, e così capitò anche a Felicita. Sempre se di ombre si può parlare e se le si intende come cose negative. Perché è vero che alcuni tipi di ombre servono per mettere in risalto alcuni tipi di luce». Marco Ponzi ci racconta una storia forte, che nonostante gli elementi di fantasia, descrive bene le problematiche legate sia a determinati ambienti provinciali ancora fortemente influenzati da idee basate sulle apparenze e sui perbenismi, sia alle difficoltà di accettazione di un handicap. Quella di Felicita è una storia a tratti drammatici, che parla di violenza, sesso, suicido e che difficilmente dimenticherete.
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Marco Ponzi racconta il dramma di Felicita nel suo romanzo L’accento sulla A
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