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L’ARTE NON E’ UN OUTLET, NON E’ MERCE, MA IMMAGINAZIONE SOSTANZA E LINGUAGGIO DI UN MONDO DA COSTRUIRE ………………

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L’AVANGUARDIA DELLO STATO DELL’ARTE E’ LA RETROGUARDIA DI UN SOGNO MANCATO.
ARTE? SI GRAZIE PURCHE’ DILUITA E DI FACILE COMPRENSIONE, PRATICAMENTE UN ASPIRINA DA COMPRARE ALLA PARAFARMACIA…

Io sono l’arte, mi manifesto e vi dissesto il vostro quiete vivere, perché dove ci sono io la rivoluzione diventa futuro, sono domanda senza risposta mai sottoposta alla vostra demagogia,sono libera e senza contratti,incontrarmi vi cambierà la vita, purché sappiate dove io sto di casa.
Mai come oggi, la società fagocitata di tecnologie deputate al pensiero di matrice “umana” ma diventato “umanoide” strofina gli occhi senza lacrime perché anche loro hanno subito una mutazione genetica e si sono plastificate diventando l’acqua degli oceani che dell’acqua non ne sentono più lo spostamento delle onde.
Arte, dove sei ? Non ti trovo, vorrei incontrarti magari ad un caffè letterario di quelli che il caffe’ anche se non lo ordini ti lasciano seduto a parlare tra il fumo della sigaretta proibita nei locali pubblici che per fortuna sua sbuffa fumo da sigaretta elettronica fuori sulle strade (regalando la finzione di una realtà inesistente), magari in mezzo ad un deserto oppure tra il fango delle tante alluvioni nostrane.
Artisti , soggetti rari, in via di estinzione, capaci di pervadere il contorno del loro mondo di visioni e sublimazioni dove il peso delle cose si libera come piume che volano da sole senza i loro accompagnatori gli uccelli, sono alla ricerca di un luogo, magari senza disco orario, per dire a che punto siamo, e che cosa può ancora dire l’arte e il suo vate l’artista sulla possibilità che il mondo si riumanizzi, spegnendo il tablet, la droga di facile circolazione che crea uno stato costante d’allerta, al punto che l’uomo tecnologico se non riceve messaggi- una volta erano lettere- o mails- che sarebbero sempre lettere- va in stato di crisi di astinenza si da costringere il mondo che lo circonda a iniettare sms e mails, purché i suoi neuroni consumati da suonerie che squillano senza orario, vengano calmierati rallentando il ragionamento che nel frattempo e’ diventato”svuotamento”.
E l’arte ? Cerca la strada dell’immaginazione dove anziché trebbiare grano si seminano automi le cui sembianze da manichino da vetrina sono l’ombra dell’uomo rinascimentale, ombre che gigioneggiano la copia dell’originale, bivaccano per tirare a campare sgomitando e urlando che l’arte e’ il GRANDE FRATELLO che ti spia, il gioco a premi dove i tuoi parenti ti guardano per il tuo momento di gloria di eternare in una foto sul tuo smartphone che sarebbe un “telefono intelligente”, l’estetica delle mediocrità che ci vuole tutti uguali , sconfitti nella ribellione di volere essere noi stessi.
Paesaggi e architettura disumanizzati di una civiltà che ha conquistato tutto tranne che la libertà , relegati nei saldi di fine stagione , ti dicono che l’architettura del Brunelleschi non si fa più perché costa troppo, che i ritratti di Raffaello li puoi copiare , che in fondo oltre non si può andare perché consumati dall’ambizione del sapere , scopriamo che il sapere e’ diventato un pettegolezzo iper intervistato dove a parlare sono bocche al silicone che parlano di arte pensando ad un panino da consumare alla stazione di un autogrill.
Artisti, figure di una mitologia innocente restano la potenza di un mondo da ricostruire tutte le volte che la banalità getta polvere e macerie negli occhi di tanti spettatori che non vedono nulla incollati al display del proprio telefonino :Ecce homo , si compie l’umanità che Dio non vorrebbe nemmeno al Festival di Sanremo.
Lo stato dell’arte grida senza essere ascoltato, che non ne vuole sapere di essere rottamato, richiede asilo politico magari in una discarica al riparo dagli occhi indiscreti di coloro che pianificano centri commerciali -paradisi di un compulsivo esercizio del comprare- da sostituire ai musei , alle chiese , agli anfiteatri.
Trascinata in spettacoli televisivi dove tirata per la giacchetta che ha perso da tanto tempo, la si vuole trasformare in una scatoletta di tonno -che per sostentarsi si da alla fuga alla vista delle tonnare- ,l’arte agonizza e i suoi figli gli artisti, divisi su tutto sparigliano la scena del mondo chi a servizio dell’ambizione, chi a servizio della verità, in mezzo ci sono i sogni che sono reali più della realtà che pensiamo di vivere e che magari abbiamo sognato.

Barbara Appiano

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