Musica ieratica e spirituale quella raccolta in “Illumination”, disco edito da Stradivarius, dove la tradizione della musica ebraica si fa protagonista, ponendo insieme passato e presente.
Le tracce sono tredici (per esteso: “Prologue: Shir La-Ma’alot'”, “Adon Ha-Slichot”, “Achot Ketana”, “Chi sapeva”, “Yeni Shalom Be-Helenu”, “Maoz Tzur”, “Hallel”, “Betzet Yisrael”, “‘Sha’ar Asher Nisgar”, “Kiddush”, “Chad Gadya”, “Chad Gadya/ Alla Fiera dell’Est”, “Epilogue: Keter”), tutte connotate da uno stile disteso e aulico, misterico, in grado di mettere in collegamento le forze terrene con quelle celesti.
Note mistiche, canti sacri e maestosi rendono omaggio a questi brani tradizionali della cultura ebraica, che vedono molti Maestri dal Cinquecento ad oggi, cominciando da Salomone Rossi, nato a Mantova nel 1530 e deceduto nel 1630, poi Benedetto Giacomo Marcello (Venezia, 24 luglio 1686 – Brescia, 24 luglio 1739), arrivando a un grande esponente della musica cantautoriale italiana, vale a dire Angelo Branduardi, con una particolare lettura della sua “Alla Fiera dell’Est”.
L’Ensemble Bet Hagat, diretta da Ayela Seidelman, interpreta in modo adeguato questi brani, restituendo in pieno lo spessore della loro tradizione e la loro potenza spirituale.
Stefano Duranti Poccetti