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Silvia Argiolas. Tra Eros e Perturbante

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Quante cose potrei dire sulle opere dell’Artista Silvia Argiolas: estreme, potenti, oniriche, surreali, sensuali, a tratti ironiche… e potrei continuare a lungo. È sicuro che questi lavori sono viscerali e osservandoli non si può che rimanerne scossi. Si tratta di sogni, incubi, visioni, che si fanno concrete, pienamente reali, ma seppur si parli talvolta di creature mostruose queste non si fanno mai ingombranti, come se l’Artista ormai l’abbia accettate quali presenze normali del suo mondo aperto e immaginifico, dove le donne si fanno piene protagoniste. Sono donne perverse, eccitate, forse solo donne che hanno bisogno di realizzare le loro fantasie senza mezzi termini, è per questo allora che la nudità s’impossessa del dipinto, dove il rapporto tra uomo e donna si fa voluttuoso e passionale, fuori da tutti gli schemi sociali. L’Argiolas va oltre quegli schemi, li rompe, rappresentando sogni e incubi, a tratti gotici e horror, a volte bucolici e soavi, dove le vivaci cromie utilizzate lasciano sempre spazio a un’atmosfera, seppur perturbante, intrisa di spasso, divertimento e anche ironia, ricordando che anche una creatura eccezionale può comunicare umorismo. Ecco allora la vera novità di questa Artista, in grado di trasformare il perturbante in un qualcosa non da scacciare, ma da accettare, come se la pittrice volesse invitarci a non temere il mondo spirituale e soprannaturale, che è in grado di manifestarsi sotto aspetti libidinosi e carnali.

Silvia Argiolas (Cagliari, 1977), che lavora a Milano, avendo già esposto in importanti mostre nel mondo, da Köln a Toronto, realizza i suoi dipinti attraverso una poetica che trova nella Sintesi il suo filo conduttore, attraverso la quale, grazie a un tratto primario e sicuro, e un uso del colore ispirato e sommo, riesce a cogliere la giusta armonia e il senso perfetto del dipinto. Questo la porta a eseguire lavori toccanti, geometricamente studiati, che vanno verso la ricerca della quintessenza e del senso arcano che regola il surreale inconscio.

Stefano Duranti Poccetti

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