Il waranà, meglio conosciuto come guaranà è una pianta autoctona di origine brasiliana, per l’esattezza nel cuore dell’Amazzonia. Il popolo indigeno Saterè Mawè da duemila anni coltiva questa liana che può superare i dieci metri di altezza, si presenta con i suoi frutti rossi e polpa bianca, ma di essa c’è molto di più da scrivere, vuoi perché il suo bacino idrografico formato dal corso dei fiumi Andirà e Marau fornisce un luogo ideale per il waranà o per le proprietà derivanti dai suoi frutti. Sta di fatto che la comunità indigena, raccoglie le piantine nate dai semi caduti ai piedi delle liane trapiantandoli in radure dove crescono a cespuglio, sarà poi il corso della natura a svolgere il suo ruolo con l’aiuto delle api impollinando i guaraneti e liane della foresta Amazzonica, conservando la genetica primitiva del territorio che preservando sua la tradizione. Il riconoscimento ricevuto al waranà di Andirà Marau è stato durante Terra Madre edizione del Brasile, inutile ricordare che l’evento è tra i più importanti organizzato da Slow Food. Inaugurato in novembre [17-22] di quest’anno, ottenendo la Denominazione di Origine, caratteristiche legate a fattori umani e naturali esistenti solo in quella determinata area geografica che mira a realizzare quanto stabilito dalla Costituzione del Brasile per le comunità aborigene che censisce di gestire il proprio territorio secondo gli usi, costumi e tradizioni locali usufruendo in maniera ecologica le risorse della biodiversità di cui dispongono, facendone uno strumento di autonomia economica. Sebbene sia una lavorazione antica di trasformare il seme della liana in cespuglio, sono in pochi a sapere il significato tradotto del nome: L’inizio di ogni conoscenza! Le duecento famiglie di produttori, su una popolazione di tredicimila persone, da tradizione conoscono le “proprietà magiche” del waranà, iniziando dalla bevanda energetica che si estrae, sino a farla entrare in diversi modi nelle dispense gastronomiche. Non è stato facile il percorso di questo seme, se non fosse subentrata l’industria agroalimentare, diffondendo i suoi benefici, apprezzandone le sue qualità. Per questo motivo hanno certificato il waranà per le sue caratteristiche legate a fattori umani e naturali esistenti unicamente in quell’area geografica, avendo i requisiti necessari per i prodotti extraeuropei non è detto che possa accedere verso la Denominazione di Origine Protetta (DOP) tutela giuridica di un marchio attribuito dall’Unione Europea agli alimenti. Sono anni che la Fondazione per la Biodiversità Onlus, segue questo territorio infatti, nel 2002 in occasione del Salone del Gusto presentato a Torino, è stato largamente presentato questo meraviglioso seme divenendo un Presidio Slow Food.
Daniele Giordano