Cliò, pseudonimo di Vincenza Luciani, è cantautrice, con un passato sanremese, quando con I ragazzi di Via Meda andava in giro per il mondo a fare concerti. A ottobre è uscita con un singolo dal titolo Oltre nuovi orizzonti, che ha già avuto migliaia di ascolti. La cantante a giugno presenterà ancora un altro pezzo: 1988.
Ciao Cliò, partiamo subito con il tuo nuovo disco. Come nasce Oltre nuovi orizzonti?
Molti credono che io abbia scritto Oltre nuovi orizzonti pensando al Covid, in realtà è nato lo scorso anno, prima di questo delirio, in occasione di un momento difficile. Allo stesso tempo non avevo possibilità di fermarmi a riflettere e così ho usato la musica a scopo terapeutico. Il brano è nato Rock, perché volevo tirare fuori la rabbia, poi, insieme al produttore David Giacomini, abbiamo deciso di ammorbidirla, valorizzando voce e testo, lanciando un messaggio positivo, quello di cercare proprio nel momento difficile la maniera per riscattarsi. In questo senso parlo proprio di “cuore di gladiatore”, perché, come lui, combattiamo per sopravvivere.
Quando è uscito? Dimmi qualcosa del videoclip…
Il singolo è uscito il 28 di ottobre e il video porta la firma di Lorenzo Piermattei, che mi ha aiutato molto. A causa di questo periodo dovevo essere per forza sola ed ero molto preoccupata dal fatto che la canzone non fosse pienamente valorizzata. Invece Lorenzo è stato bravissimo ed è riuscito a trovare la formula giusta.
Hai già in cantiere un altro brano?
Ho scritto un altro brano, sì. Entrambi sono stati creati in un’unica giornata in uno a studio Guidonia, dove con Fabrizio Ludovici abbiamo fatto un ottimo lavoro. Devo ringraziare anche i musicisti David Giacomini, Matteo Di Francesco e Gabriele Cannarozzo, indispensabili alla riuscita dei pezzi. Il secondo brano uscirà a giugno e s’intitolerà 1988, ricordando gli anni ’80, dove racconto l’adolescenza vissuta in quel periodo, con amori all’apparenza non impegnativi… ma poi alla fine t’innamoravi. Oggi i giovani i rapporti li affrontano diversamente.
Oltre nuovi orizzonti ha già ottenuto migliaia e migliaia di ascolti… ma chi è il tuo pubblico?
Il mio pubblico è vario e va dal ventenne al sessantenne. Sono seguita in particolare dalla fascia dei trentenni.
Hai un vasto curriculum, ma c’è un’esperienza che ricordi in particolare?
Ricordo con molta nostalgia il periodo di Sanremo, in particolare il progetto I ragazzi di Via Meda, quando ho avuto modo di conoscere tanti professionisti, come Nek, Mietta e molti altri. Eravamo promossi da una importante etichetta, che ci permetteva di viaggiare molto e di fare molti concerti dal vivo, anche all’estero.
Come vedi i talent?
Guardo con interesse i talent. Sono le vetrine di oggi, noi invece le avevamo attraverso i festival. Il talento dei giovani è molto cresciuto a livello tecnico, hanno a disposizione più mezzi rispetto a quelli che avevamo noi, che eravamo degli autodidatti aiutati da insegnanti. Oggi sono anche nati conservatori con indirizzi pop e jazz. Poi ci sono anche i contro, vale a dire che adesso i più sono meteore e difficilmente qualcuno rimane.
Oggi vivere di musica è molto complicato…
Sono pochi quelli che possono fare musica come mestiere. Mantenere questo lavoro significa lavorare continuamente e senza certezze. Io sono totalmente indipendente e mi rende felice quello che faccio. Tra l’altro l’Italia è l’unico Paese che non riconosce Musica e Arte come mestieri. L’abbiamo visto con l’emergenza: non sapevano collocare gli Artisti per poter elargire fondi. Non dimentichiamo poi tutti quelli che lavorano dietro le quinte, tra tecnici, macchinisti… Questo momento storico ha smascherato molte lacune del nostro Paese.
Stefano Duranti Poccetti