Dalla passerella di Miss Italia a un’attività imprenditoriale che ha avviato da sola con tutte le sue forze. Dal mondo magico dello spettacolo a quello altrettanto fatato del “digital” applicato al fashion e alla moda. Maria Elena Monego è una ex Miss (dal fascino mai sfiorito) che ha sfruttato la conoscenza diretta del campo dello spettacolo per costruire un’impresa tutta sua. La Social District, oltre ad essere una start-up di successo, è la dimostrazione che nella vita si può essere brave, belle e pure intraprendenti e perspicaci.
Fotomodella e (progressivamente) imprenditrice: come inizia questo tuo percorso?
Grazie alla mia esperienza come modella, mi sono accorta di una lacuna nel mio settore: la difficoltà per le agenzie di moda di monetizzare dai canali social dei propri modelli, è nato quindi il mio primo progetto, Standoutfit, una piattaforma di modelle popolari sui social che venivano ingaggiate da grandi brand del fashion per promuovere i loro capi sui social.
Un passo che ti ha portato a realizzare qualcosa di ancora più importante.
La popolarità di Standoutfit ha fatto sì che ogni giorno influencer di qualunque tipologia mi contattassero per proporsi per i miei clienti, dall’altra parte arrivavano da me brand legati a diversi settori merceologici che avevano bisogno non solo di attività di influencer marketing ma anche della gestione e crescita dei loro canali social. Social District, di cui sono fondatrice e amministratore delegato, è nata proprio dalla necessità di offrire un servizio completo alle aziende: da una parte l’ideazione della strategia di influencer marketing, con la possibilità di scegliere tra un vastissimo pool gli influencer, dall’altra la creazione di format foto e video, la pianificazione e la crescita social.
Cosa significa per te essere influencer e imprenditrice?
La mia esperienza come modella e influencer mi consente di capire al meglio le esigenze delle ragazze, che magari hanno degli account social attivi ma non riescono a trarne il giusto valore, così come molto spesso capita per le aziende che non riescono a sfruttare appieno il contributo di una influencer ingaggiata; inoltre ho un buon occhio fotografico e sono aggiornata sui trend del momento. Essere una influencer imprenditrice significa esporsi in prima linea raccontando il dietro le quinte del proprio lavoro ma anche condividendo momenti di quotidianità.
Da fotomodella a storyteller sui social: perché hai deciso di fare questa scelta?
Come storyteller ho la possibilità di raccontarmi e di veicolare dei messaggi; inizialmente avevo improntato il mio profilo Instagram su quello che era il mio lavoro da fotomodella poi anche i miei social sono evoluti rispecchiando la mia crescita personale.
Che esperienza è stata vivere sotto le luci dei riflettori?
Il lavoro di fotomodella mi ha portato tante soddisfazioni, ho avuto la possibilità di sfilare e scattare per importanti brand del fashion, anche se per il mio tipo di fisicità risultavo più adatta a scattare cataloghi di intimo o di costumi da bagno. Si vive con la valigia in mano e i ritmi sono frenetici…
Oltre la fotografia, anche la tv e i concorsi ti hanno portata alla ribalta…
Senz’altro la mia visibilità è cresciuta quando ho partecipato, a soli diciassette anni, alle finali di Miss Italia con la fascia di Miss Veneto, all’epoca la trasmissione era molto seguita ed era un’ottima vetrina. Poi negli anni ho condotto alcuni programma calcistici nazionali fino ad essere la protagonista e conduttrice di “The Fishing Beauty”, uno show davvero atipico che associa ad una disciplina outdoor adrenalinica come la pesca estrema una figura femminile. “The fishing beauty”, in onda prima su Sky e ora su Prime Video, si è rivelata un’avventura incredibile, una sfida con me stessa, contro le mie paure, come per esempio quella dello squalo.
Vetrina e lavoro: cosa sono oggi per te i social?
Sono uno strumento di informazione con pericolose derive ma anche con infinite opportunità. Ritengo che la nostra generazione abbia un’importante responsabilità, ai fini di una sana socialità, quella di veicolare messaggi positivi, perché oggi i ragazzi si trovano esposti alla celebrazione della superficialità a discapito di valori imprescindibili.
Luca Fina