Dalla tv al cinema, dalla carta stampata al mondo della fotografia. Sempre e comunque, con eleganza e con quel pizzico di sana femminilità che non guasta mai. Daniela Picciolo ha 34 anni, arriva da Bergamo, e nella vita è giornalista pubblicista e copywriter. Emozionare con le sue parole è il suo mestiere, ma non è la sola cosa che le viene decisamente bene. Ormai da tempo si è buttata nel mondo dello spettacolo e si è ritrovata sotto le luci dei riflettori. Ultimo in ordine di tempo, il ruolo da protagonista in una pellicola tutta da guardare. D’altronde, stare al centro dell’attenzione è da sempre nel suo dna, sin da quando da ragazzina re-interpretava il mitico Carcarlo Pravettoni di Mai Dire Gol. Ecco, conquistare il pubblico con ironia e femminilità le è rimasto nell’arco del tempo ed è diventata un’abilità che l’ha portata a mettersi in gioco in più settori. Sfide vinte che le hanno permesso di conquistare traguardi sempre nuovi e sempre diversi, ma mai ovvi e scontati. Daniela Picciolo è un personaggio emergente che conquista al primo sguardo…
Dicevamo: la recitazione ti ha da sempre appassionata.
Partiamo proprio dalle mie interpretazioni dei comici di Mai Dire Gol! Imparavo tutti gli sketch a memoria e facevo recitare le parti di altri personaggi del format alle mie amichette. Avevo 8 anni ma già amavo il mondo dello spettacolo! Poi passavo agli sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo. Sì, amavo i ruoli comici maschili, erano i miei preferiti. La decisione di studiare cinema e teatro è invece capitata quando, facendo zapping col telecomando, incappo nella sitcom Via Zanardi 33, quella con Cesare Cremonini studente del Dams. Lì ho capito che mi sarebbe piaciuto frequentare degli studi simili, così mi sono iscritta a Scienze umanistiche ad indirizzo artistico. Laboratori di regia e sceneggiatura erano il mio pane quotidiano e proprio negli anni universitari mi iscrissi al CUT (Centro Universitario Teatrale) dove ho potuto apprendere le tecniche attoriali basilari.
Un’avventura, quella della recitazione, che ti ha portata negli anni a conoscere attori e personaggi del mondo dello spettacolo.
Proprio così, e con molti di loro ho stretto un rapporto di amicizia. Il teatro, mi ha aiutato a capire come ci si muove sul palco, oltre ad avere più fiducia in me stessa e ad essere credibile nel ruolo di un personaggio. Mi ha insegnato l’importanza del ritmo e della coralità, perché se tutta la compagnia teatrale è in sintonia e ha i ritmi giusti, la pièce rende al massimo.
Finché poi si è spalancato il mondo del cinema.
Proprio in occasione della proiezione di “Rage Killers” che avrei dovuto recensire in veste di giornalista, conosco il regista, Roger Fratter, e da lì ne nasce un sodalizio che negli anni mi ha portata a recitare dapprima come personaggio secondario e poi come protagonista nei suoi film indie. Vesto così i panni della diabolica Beatrice in “Mary Coltrane la seduttrice mortale”, per poi passare alla suadente Stella di “Ruderi d’Amore” fino al ruolo di protagonista in “Italian Concupido”, dove interpreto Pamela, personaggio peperino e stravagante. Con Roger ho fatto cinema per la prima volta.
Cos’è il cinema dal tuo punto di vista?
La trovo una forma d’arte diversa rispetto al teatro, anche se in entrambi i casi si vestono i panni di un personaggio. Mentre a teatro, vista anche la distanza fisica col pubblico rispetto al palco, ogni cosa va caricata di più, al cinema invece il tipo di recitazione è più naturale e il film diviene il risultato dell’interpretazione attoriale, della colonna sonora e del montaggio.
Essere protagonista di un film non è da tutti i giorni…
Per me la recitazione è innanzitutto emozione, mettermi nei panni di un altro e interpretarlo. Il bello sta anche nella costruzione del personaggio in sé, che a volte si avvicina molto alla mia personalità, come accaduto con Pamela di “Italian Concupido”, personaggio evanescente e sopra le righe, mentre altre volte si discosta molto dal mio essere. Sicuramente recitare è anche un mettersi in mostra, uno “spogliarsi” di fronte agli occhi del pubblico o della macchina da presa. Rivedersi dopo, nel caso del video, fa un certo effetto, all’inizio la sensazione è come straniante ma poi ci si abitua. Andare avanti in questo campo, oltre a farmi sentire realizzata, mi permette di imparare sempre cose nuove e di perfezionarmi.
Non solo cinema, ma anche tanta tv…
Tra i lavori più importanti in tv citerei “Seiladea” e “dodicesimo in campo”. Grazie all’emittente bergamasca SeilaTv ho infatti avuto la possibilità di coadiuvare due programmi sportivi: uno sull’Atalanta e l’altro sulle tifoserie. Il mio compito era quello di dare le coordinate per interagire in diretta, presentare gli sponsor, leggere le mail, le formazioni, le classifiche e i punteggi, oltre a interagire col conduttore e avere sempre la battuta pronta al momento giusto.
Ma le esperienze non si fermano qui. Daniela Picciolo è anche, come detto, giornalista.
Sin dagli anni universitari ho coltivato la mia passione per la scrittura, cominciando così a collaborare con numerose testate locali di Bergamo e con un’associazione culturale per la quale mi sono occupata di recensioni teatrali e cinematografiche. Nel campo della carta stampata collaboro tuttora con l’Eco di Bergamo, Bergamo e Sport, Bergamo Economia e Sant’Alessandro.org. I campi affrontati sono stati davvero molteplici: dalla cronaca nera, alla bianca, allo sport, all’economia, agli spettacoli, agli eventi. Penso che essere eclettica, saper parlare e conoscere svariati argomenti sia importante per la propria carriera lavorativa. Altra importante collaborazione, quella con Bergamo Tornei, con le interviste sui campi ai calciatori di calcetto dilettantistico.
Dai riflettori alla solidarietà.
Ho prestato il mio volto in uno spot di Avis Lombardia e qualche estate sono stata la madrina di un evento sportivo a Ghisalba: un importante progetto di collaborazione calcistica tra l’Udinese e la Ghisalbese calcio. Al momento mi occupo di video lezioni di italiano per stranieri e di lavori da comparsa e figurante in alcuni progetti futuri della compagnia teatrale Bric-à-Brac. Ho inoltre da poco preso parte ad un piccolo ruolo nel film “Non poteva andare meglio” dei DMP (Desmond Movie Pack). Artisti per me importanti sono stati sicuramente il regista Roger Fratter, Stefano Spampatti della compagnia Bric-a-Brac, il regista Tomaso Pirotta, ma anche i miei amici e colleghi con cui ho collaborato in questi anni.
Che rapporto hai con i social?
Ho un buon rapporto, anche perché spesso mi capita di usarli per lavoro. Uso i social soprattutto per postare i miei lavori e le mie interviste in modo tale da farmi conoscere il più possibile. Attraverso i social cerco di dare un’immagine positiva e vincente di me stessa. La maggior parte degli scatti personali mi ritraggono in posa. Attraverso i social cerco di veicolare soprattutto quello che sono, ovvero una ragazza appassionata di cultura, amante degli animali e a cui piace scrivere e lavorare con i media. E’ anche un po’ un modo per far conoscere i miei lavori, una pecie di portfolio.
Dai riflettori al quotidiano: com’è vivere il mondo delle luci della ribalta?
Premetto che conosco solo una piccola parte del mondo dello spettacolo, non le grandi major o case di produzione. Almeno a livello locale penso che sia un un bel mondo, oltre al piacere di rivedermi, infatti, mi dà grande soddisfazione quando vedo che il pubblico è soddisfatto, mi invia messaggi di complimenti e fa il tifo per me.
E chi è invece Daniela Picciolo nel quotidiano?
Sono esibizionista solo di fronte a una telecamera o a una macchina da presa. Poi, ecco sì, gli specchi, divento esibizionista davanti agli specchi. Se devo ballare in un locale, o in discoteca, ma anche a casa di qualcuno, mi piazzo davanti a uno specchio e non mi schiodo da lì. Poi mi piace attirare l’attenzione col ballo e con l’abbigliamento. Quando capita di andare a ballare in qualche posto e il dj mette un brano di musica latina che ho imparato al corso di Zumba, cerco di ricordarmi i passi e di riproporre la coreografia. Come abbigliamento, guarda, se sono di fretta metto le prime cose che trovo, e ammetto che ritrovarsi con due calzini diversi e la maglia al rovescio non sia proprio il massimo. Se invece ho una serata, o un evento importante allora mi piace vestirmi elegante, con tacchi alti, trucco e accessori. Mi piacciono anche i capi d’abbigliamento un po’ estrosi, come pellicciotto rosa, collant leopardate e gonna rosa con le piume. In spiaggia invece mi piace indossare costumi di ogni tipo e di diversi modelli, con occhiali da sole e se ci sta bene anche un bel cappello di paglia.
Cos’altro bolle in pentola?
1Come ultimo progetto sto lavorando a un horror di cui però non posso aggiungere altro. Tra dieci anni dove mi vedo? A ritirare la Coppa Volpi insieme a Pier Franscesco Favino? Ahaha scherzo! Magari. Mi piacerebbe un sacco recitare una piccola parte col mitico Maccio Capatonda, che tra l’altro ho avuto occasione di conoscere quando anni fa ho fatto parte dello staff di Cortolovere con gli studenti dello IULM e Gianni Canova. Sicuramente continuerò a frequentare master class e laboratori per approfondire le mie conoscenze, poi chissà, quel che verrà verrà.
Luca Fina